(di Francesco Bovolin) Chi non ha mai avuto paura del dolore da dentista scagli la prima pietra. Il dolore, fisico, fa parte della nostra vita, lo sappiamo, ma la figura professionale riconosciuta vincitrice nella non invidiabile classifica dei medici che incutono paura del dolore, è lui, il dentista.
Sono state create delle scale del dolore per aiutare a capirne l’intensità, associando varie situazioni fisiche a tali scale. Così dai dolori più sopportabili si arriva ai più intensi, come i dolori da cancro, da frattura ossea, da parto, calcolosi renale eccetera. E c’è naturalmente anche il mal di denti. Ma non il “mal da dentista”.
Perché questo prologo? Perché un interessante e recente studio inglese ha “monetizzato” la paura del dolore come possibile criterio di scelta del clinico cui affidarsi per far otturare una carie. Gli inglesi infatti (ma gli inglesi non sono lontani da noi) sono disposti a spendere di più per un professionista che sappia, o garantisca, di non provare dolore durante un’otturazione. Come si diceva nella Roma dei Cesari “divinum est sedare dolorem”.
Ma non dobbiamo credere che questo sia l’unico criterio di interesse, perché anche il risparmio di tempo, che è pur sempre denaro, sia in termini di attesa della data dell’intervento sia in tempo di operatività clinica, sono stati criteri di scelta di un dentista anziché un altro.
E infine, naturalmente, l’estetica. Si, l’estetica, perché in mondo come il nostro, in cui l’immagine, la bellezza, guadagnano continuamente terreno, l’otturazione di una carie o una più ampia ricostruzione, devono naturalmente garantire un aspetto finale consono, cioè bello. Sono trascorsi i tempi delle vecchie otturazioni in amalgama d’argento, quella lega contente argento, ma anche rame, stagno, zinco e mercurio, che proprio per la presenza di quest’ultimo e dei danni che in fase libera può provocare in Italia non possono più essere eseguite. Quindi otturazioni bianche, invisibili, accettabili da un punto di vista estetico.
E la durata? Questo è un punto debole della legislazione. I giudici italiani infatti, in ambito civilistico assicurativo, ritengono mediamente che un’otturazione debba durare dai tre anni in su. Ma non vi sono regole definite proprio per la difficoltà di normare questo aspetto e quindi sarà solo il buon nome del clinico ad orientare la scelta dei pazienti secondo l’antica regola del “chi più spende meno spende”.
Possiamo perciò concludere che i criteri di scelta del cittadino posto davanti alla scelta del curante cui affidarsi, siano ancora, come un tempo, quelli di valutare chi sappia offrire soluzioni valide sotto ogni punto di vista, dolore, estetica, durata, con disponibilità e preparazione, senza proporre cose miracolose e costosissime ma capaci di far pensare al mondo vip, ai cosiddetti influencer bellissimi e inarrivabili. Potere della pubblicità commerciale, trappola micidiale.
Il mago Paceco Do Nascimento, collaboratore di Wanna Marchi, o Rasputin, o il Conte di Cagliostro, che almeno non erano dentisti, sono stati tutti smascherati e condannati, dai giudici e dalla storia. Ma anche oggi, purtroppo, bisogna sapersi guardare da offerte che nulla hanno di onesto e scientifico, attirando piuttosto le moderne vittime con effetti speciali ben congegnati ed esche invitanti cui prestare la massima attenzione.