Succede spesso. Si guarda il dito e non si vede la luna. Si ascoltano le intercettazioni a Zaia messe in onda da Report e non ci si chiede perché mai e da chi sia stato intercettato. La gente guarda la tivù e si concentra sull’intercettazione. E chi le pubblica si guarda bene dal porre questo problema, che è molto più importante del contenuto stesso delle registrazioni.
Il fatto grave è l’intercettazione in sè. E per di più l’intercettazione del presidente della Regione Veneto, cioè di un’istituzione. E’ questo che deve indignare. Ma non ci rompono le palle in ogni campo ed in ogni momento della giornata con la privacy? ‘Leggi’. ‘Accetta’. Firma per la privacy, che sembra essere diventata la preoccupazione principale delle leggi che ci governano.
E poi ecco che, chissà da dove e perché, escono le registrazioni delle conversazioni private di un libero cittadino che, guarda caso, è anche il presidente del Veneto. Alla faccia della privacy!
Sempre che d’intercettazione si tratti. Eh sì, perché durante un incontro cui ha partecipato oggi a Cortina, Zaia, che non ha alcun problema a confermarne il contenuto, dice che le intercettazioni sono molto strane.
“Ho scoperto ci sono quattro telefonate mie, io non ero intercettato, mi hanno detto che non potevano essere pubblicate, ma non importa, sono responsabile di quello che dico, e lo confermo. Ma la roba straordinaria è che io parlo in veneto e sono tutte in italiano”. “Non è una battuta – ha aggiunto – perché toni e modalità sono diverse. Al di là delle battute dico al mio dirigente che è un po’ che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti. Non è vero”.
C’è qualcosa che non convince in questa storia.