(di Marco Wallner) Leggiamo su alcuni giornali, in questi giorni, stupore da più parti per la pubblicità della Provincia Autonoma di Trento che campeggia in bella vista, per altro ormai da molti mesi, agli arrivi dell’Aereoporto Catullo. Azione Verona denuncia da tempo il disinteresse della politica per un Asset strategico e fondamentale per la nostra città, un’infrastruttura chiave per lo sviluppo turistico dell’area di Verona e del Garda (non per niente gli aereoporti di Verona e Brescia sono ancora denominati ufficialmente “Garda Aereoporti”) e che invece è ormai da anni in un declino che sembra inarrestabile, nonostante roboanti, quanto saltuari, annunci del management.
Il problema non è certo la pubblicità del Trentino: la provincia di Trento aveva tutto il diritto di proporre, pagandone il costo, tale pubblicità e l’Aereoporto Catullo, che è una società privata e deve fare utili, aveva tutto il diritto di accettarla.
Il problema è un altro: dove erano gli amministratori nominati del socio pubblico quando questa proposta è stata discussa? Perchè il sistema Verona non ha pensato a proporre una sua offerta? (ricordiamo che il contratto risale a quando era ancora in carica l’amministrazione Sboarina).
Come abbiamo già avuto modo di segnalare, l’aeroporto Catullo di Verona registra risultati di molto inferiori a quelli di aereoporti vicini come Bologna e Bergamo:
· nei primi 8 mesi del 2022, l’aeroporto di Verona ha registrato un -19% di passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2019 (pre-pandemia), e prevede di chiudere l’anno con 3 milioni di passeggeri.
· Se guardiamo i due aereoporti più vicini a noi (al di fuori dal Gruppo SAVE naturalmente), vediamo che Bergamo ha fatto invece un ben più dignitoso -7% e Bologna ha registrato addirittura un +4,2%
· Da Bologna si possono raggiungere 70 destinazioni, da Bergamo addirittura 115, mentre da Verona solo 40, per altro praticamente tutte servite solo da compagnie low cost (ben venga la presenza di compagnie come Volotea, Wizz Air e Air Albania, ma a Verona servono in primis compagnie come Air France o British Airways, che sono fondamentali per attrarre clientela business e leisure di alto livello).
Con il tanto celebrato Piano Romeo, si prevede di arrivare nel 2030 (tra 8 anni!!) a 5,8 milioni di passeggeri (nello scenario più ottimistico): si capisce bene che i numeri di aeroporti come Bergamo e Bologna sono ben lontani, e non sembra nemmeno esserci l’ambizione di raggiungerli.
Azione Verona auspica che l’Amministrazione Tommasi prenda in mano quanto prima questo dossier favorendo la nomina di amministratori competenti e appassionati in vista della prossima scadenza del CDA dell’aereoporto e inoltre per riportare il Catullo al ruolo che gli compete, quello cioè di snodo infrastrutturale cruciale al centro di una macro-area che comprende Verona-Brescia-Vicenza-Mantova-Trento (certo, anche Trento) che rappresenta una delle aree più ricche dell’intera Unione Europea.