L’Unione europea ha dato il consenso all’Irlanda di scrivere sulle bottiglie di birra, vino e altre bevande alcoliche “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” o altre avvertenze del genere. Contrarie: Italia, Francia e Spagna che considerano la misura una barriera al mercato. La norma vale solo per l’Irlanda, ma potrebbe essere adottata anche da altri paesi.
L’Irlanda ha chiesto all’Europa di adottare questa misura perché in quel paese il consumo di alcol -più che altro birra e superalcolici- è diventata un’emergenza sanitaria. Perciò Dublino ha deciso di apporre alle bottiglie delle etichette che avvertono dei danno che l’alcol può provocare alla salute, come per le sigarette.
La Commissione europea, spinta anche dall’Oms, nell’ambito dei programmi per la lotta al cancro, di cui l’alcol è una delle cause, aveva annunciato già nel 2021 la proposta per l’etichettatura obbligatoria con le avvertenze per la salute, ma l’Europarlamento si è spaccato. L’Italia e la Francia, forti produttori di vino, ma anche altri, si sono opposti. Ne è così uscito un compromesso. Verranno date maggiori informazioni sulle bottiglie ma senza riferimenti ad avvertenze sanitarie.
Il via libera all’Irlanda costituisce però un precedente che preoccupa i produttori di vino, che in Italia è un alimento che fa parte della cultura alimentare, oltre che essere una voce importante dell’economia. Le reazioni non si sono fatte attendere.
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha detto: ”Le bugie nuocciono gravemente alla salute e sosterremo in ogni modo non solo azioni di difesa rispetto all’aggressione di etichettature fasulle, ma faremo tutte le azioni promozionali per spiegare ad ogni livello quali sono i benefici della dieta mediterranea, nella sua complessità, e dei prodotti della nostra nazione”.
“No al vino equiparato alle sigarette” afferma Confagricoltura Veneto. “Questo disco verde dell’Ue all’Irlanda crea un precedente estremamente pericoloso per il settore – sottolinea Christian Marchesini, presidente nazionale e regionale dei viticoltori di Confagricoltura e del Consorzio del Valpolicella -. È vero che questo approccio severo dei Paesi Nordici nei confronti dell’alcol potrebbe essere corretto, dal momento che da loro è diffuso il consumo di superalcolici, ma è inaccettabile con il vino, che ha ben altra tradizione e peso sulla salute. A fare male non è il consumo, che in dosi limitate può avere effetti antiossidanti e benefici, ma l’abuso”. “Stiamo parlando di vino e non di alcol – aggiunge Marchesini -, un prodotto di cui il Veneto è il primattore in Italia con 12,5 milioni di ettolitri ed eccellenze doc che vengono esportate in tutto il mondo. Perciò ci siamo opposti in tutte le sedi comunitarie all’etichettatura e ora siamo molto preoccupati che il caso Irlanda non resti isolato, ma che iniziative simili vengano presentate da altri Paesi. E questo sarebbe un grande danno per il Veneto e la nostra economia”.
Coldiretti, denuncia questa misura come terroristica e come è attacco all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero. Un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro, principale voce dell’export agroalimentare. “E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino, diventato in Italia l’emblema di uno stile di vita attento all’equilibrio psico-fisico, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”.
Secondo l’Unione italiana vini “l’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati mette a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino”.