Per la prima volta un ministro dell’Università prende seriamente in considerazione la possibilità di eliminare il numero chiuso a Medicina.
Anna Maria Bernini ha deciso di di istituire una commissione per “esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie”. In parole povere rivedere i criteri d’accesso a Medicina alla luce della grave carenza di medici. I suoi predecessori non l’avevano mai fatto. Non solo avevano la responsabilità di aver sbagliato di brutto la programmazione del numero dei camici bianchi di cui ha bisogno l’Italia; non solo non hanno mai fatto mea culpa, ma hanno anche messo la testa sotto la sabbia a mano a mano che il problema della mancanza di medici si manifestava in tutte le sue conseguenze.
Soddisfazione d parte dei governatori che sono i primi a dover confrontarsi con il grave problema che lascia senza medico di famiglia centinaia di migliaia di utenti del Ssn. Primo fra tutti il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: “Abbiamo un numero di medici assolutamente insufficiente per il presente e per il futuro, mentre ragazze e ragazzi restano esclusi ogni anno dal corso di laurea a causa di un test che sembra più un terno al lotto che una vera e propria prova di selezione”. “Se è vero che il Governo sta lavorando alla modifica dell’accesso a Medicina – aggiunge – ci troverà pronti a un confronto serio e costruttivo: superare l’imbuto formativo non è un problema di destra o di sinistra, ma una necessità del Paese. Viceversa, andremo allo scontro sulle risorse economiche: sotto-finanziare la sanità è una scelta di destra e significa tagliare sul diritto alla salute delle persone”.
Approvazione piena viene anche dal governatore del Veneto Luca Zaia:
“Da anni continuo a denunciare i problemi causati dal numero chiuso. Questo Governo, finalmente, dà un segnale concreto che interrompe il nulla di fatto”. “Un bravo medico si seleziona sul campo, non a 19 anni con test a crocette. Personalmente continuo a difendere una visione meritocratica dei percorsi di studio: possibilità di accesso per tutti, e grande selezione nel percorso formativo. È indispensabile intervenire tempestivamente anche rilanciando l’attrattività di alcune specializzazioni sui neolaureati ma iniziando senza dubbio dal superamento del numero chiuso che rischia non solo di negare il fabbisogno di professionisti indispensabili alla nostra sanità, ma anche di escludere giovani che potrebbero rivelarsi clinici o chirurghi di grande talento”.
Plauso anche da parte del’assessore alla Sanità dell’Umbria Luca Coletto:
“Erano anni che le regioni denunciavano la mancanza di medici ospedalieri e di famiglia e con una popolazione anziana che ha sempre più bisogno di assistenza era necessaria una risposta che solo questo governo si sta apprestano a dare.È sottinteso che i futuri laureati e abilitati alla professione medica potranno accedere ai reparti ospedalieri per la specialità già dal primo anno, come accadeva in passato.
Meglio tardi che mai!”