È stata presentata oggi a palazzo Ferro Fini l’ultima fatica letteraria del consigliere regionale Stefano Valdegamberi: ‘Le origini del linguaggio’, Edizioni Zerotre, che cerca di rispondere a una serie di domande: come sono nate le parole? Quale logica umana ha prodotto il linguaggio? Quali furono i primi suoni e qual era il loro significato?
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, introducendo la presentazione del libro, ha innanzitutto ringraziato “l’amico Stefano Valdegamberi, autore della ricerca, e l’Editore Zerotre, che ha creduto nel progetto dedicato all’origine del linguaggio parlato, anche perché l’Unione nazionale delle Pro-Loco ha scelto proprio il 17 gennaio per celebrare la Giornata nazionale dedicata ai dialetti e alle parlate regionali, tema che ci riguarda direttamente, e non solo perché Valdegamberi è un cultore e studioso del Cimbro, lingua a cui ha dedicato i suoi precedenti saggi, pubblicati in tre volumi incentrati nel territorio di lingua cimbra della Lessinia veronese, ma perché riguarda chiunque ha a cuore la lingua veneta, l’Istrio-Veneto, le ultime testimonianze del Veneto parlato in Dalmazia, il Bisiacco nella Venezia Giulia, il Talian del Brasile meridionale, le parlate venete di Sardegna e dell’Agro Pontino, fino al Chipilense, il veneto parlato a Chipilo in Messico, a rischio concreto di estinzione”.
“Oggi dedichiamo così idealmente alla lingua veneta questo studio di Stefano Valdegamberi per ricordare la ricchezza e la bellezza della nostra lingua-madre e l’importanza del difenderla e promuoverla – ha aggiunto Ciambetti – Non entro nel merito della ricerca, se non per notare come effettivamente la questione della nascita del linguaggio sia dibattuta, e come proprio recentemente, un saggio pubblicato a fine dello scorso anno dalla rivista Science Advances, fa risalire la nascita del linguaggio non a 200 mila anni fa, bensì a oltre 20 milioni di anni fa, a dimostrazione di quanto ancora dobbiamo capire e investigare su questo tema. Nella sua ricerca, Valdegamberi entra, rispetto ai suoi precedenti studi di toponomastica ed etimologia cimbra, in una dimensione più prossima allo studio antropologico e filosofico, per molti aspetti aprendo un campo di indagine di estremo interesse”.
Stefano Valdegamberi, nel suo intervento, che è stato accompagnato da diverse slides illustrative dei concetti presentati,ha spiegato che “il linguaggio è nato millenni fa: inizialmente era composto di gesti, mentre la parola è stata utilizzata molto più tardi. Tra i 50 e i 70 mila anni fa, hanno avuto origine i suoni come messaggi complementari ai gesti e ai segni, soprattutto funzionali a definire temi astratti, a iniziare dai concetti fondamentali di luce e buio”.
“La mia ricerca trae origine dai banchi del Liceo – ha confidato l’autore – quando sono stato affascinato dalle lezioni tenute da un professore che ci presentò i suoi studi su come interpretare le origini del linguaggio attraverso suoni- concetto. L’insegnante riteneva che nei suoni delle lettere dell’alfabeto si celassero concetti primitivi. Da lì è nato il mio profondo interesse per questa materia, che mi ha spinto, nel corso degli anni, ad approfondire gli studi, chiarendo, strada facendo, anche diversi aspetti prima oscuri. Fino all’elaborazione di una teoria del tutto innovativa, che ha tratto spunti interessanti dalla ricerca scientifica e filosofica e, più in generale, da tutti gli ambiti scientifici, in quanto il linguaggio costituisce un tutt’uno con la logica. Nel mio libro ho cercato di spiegare l’esistenza di una correlazione tra i numeri, che sono il linguaggio della matematica, che a sua volta è espressione del linguaggio della logica, e le parole, ovvero i suoni; ho definito una equazione logica, detta ‘equazione generatrice del linguaggio universale’, che mette in correlazione numeri, parole e concetti. Mi sono avvalso di studi sulla genetica e sull’evoluzione dell’uomo. Ricordo che già oltre 50 mila anni fa, nella Rift Valley africana, l’Homo Sapiens riuscì ad associare suoni specifici ai concetti astratti di luce/buio e di diritto/curvo, concetti difficilmente esprimibili attraverso dei gesti; sono stati elaborati suoni- concetto, ovvero quei mattoni con cui, in seguito, sono state costruite tutte le lingue parlate”.
“Il libro è scritto in modo semplice – ha continuato Valdegamberi – in modo che risulti comprensibile a tutti, anche se i temi affrontati sono molto tecnici. In particolare, la seconda parte del volume risulta molto scorrevole. Anche perché faccio esempi concreti, partendo dall’Italiano e dall’Inglese, cercando di spiegare cosa c’è dietro ad ogni parola: perché Dio e Allah si chiamano così…Credo che il lettore alla fine rimarrà affascinato dalla mia ricerca, che ripercorre anche i Miti sull’origine dell’uomo, elaborati dalle diverse civiltà, individuando comuni denominatori. Ho anche cercato di dare un significato ai numeri: perché uno, due, tre si chiamano così. Solo per fare un esempio: uno richiama all’unità primordiale, al buio che tutto unisce, e ha un suono nasale; due rinvia alla luce che divide, che separa i diversi elementi dal tutto indistinto, e ha un suono dentale; due, dio, dividere, ovvero lo stesso concetto che trae origine dalla luce che si espande. Tre è l’insieme dei primi due numeri”.
“La vera sfida – ha concluso Stefano Valdegamberi – è stata quella di spiegare, per la prima volta assoluta, il motivo per cui si usa una determinata radice e non un’altra, oppure un determinato suono invece di un altro”.