Ha avuto risalato nazionale la denuncia da parte di un cliente dell’episodio del rider che aveva dovuto portargli la cena a domicilio percorrendo una cinquantina di chilometri (fra andata e ritorno) in bicicletta. A farla era stato Andrea Bassi, già consigliere regionale e fino a poco più di un anno fa assessore del comune di Verona.
Bassi, per questa su esperienza diretta, coglieva con un post su Facebook l’occasione per denunciare lo sfruttamento cui sono sottoposti i rider. Cosa che non è la prima volta che emerge dalle cronache.
Lascia sbalorditi che per tutta risposta il rider, Filippo Barella, affermi di non sentirsi per niente sfruttato, di amare il suo lavoro, di preverire andare in giro in bicicletta piuttosto che starsene chiuso in un ufficio. In fin dei conti, dice Barella, se Bassi avesse voluto, avrebbe potuto annullare l’ordine e lui avrebbe avuto un indennizzo. 

Registrare la risposta del giovane rider è doveroso. Ma è quantomeno stupefacente che invece di ringraziare per la solidarietà manifestatagli da Bassi, prenda le distanze infastidito, cosa che lascia anche ipotizzare che non siano propriamente spontanee ma dettate dalla paura di perdere il posto. Il che andrebbe a supportare ulteriormente la denuncia di sfruttamento.

E’ infatti molto difficile credere che farsi in bicicletta Verona-Bussolengo andata-e-ritorno alla sera in gennaio per qualche euro sia una cosa normale, accettabile in una repubblica che è sì fondata sul lavoro. Ma una cosa è il lavoro e un’altra lo sfruttamento. Anche se a volte questo viene accettato anche dalle stesse vittime per necessità.