(di Palo Danieli) Giorgia Meloni è in Algeria per la sua prima visita di stato. E’ incentrata sull’energia nell’ottica del Piano Mattei, finalizzato a fare dell’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. Nei colloqui con il primo ministro algerino Aimen Benabderrahmane anche accordi commerciali e industriali. Domani tappa simbolica al Giardino Mattei, per rendere omaggio al fondatore dell’Eni, che per gli algerini è un eroe. Al centro dei colloqui il gas di cui l’Algeria è diventata il nostro primo fornitore, ma anche turismo, agricoltura e cantieristica.
Contemporaneamente il ministro degli esteri Antonio Tajani si trova in in Egitto per altri accordi economici e per trattare della situazione in Libia, delle partenze dei barconi e dei casi Regeni e Zaki.
Meloni in Algeria, Tajani in Egitto. La prima mossa di politica estera del governo Meloni è rivolta all’altra sponda del Mediterraneo nel nome di Enrico Mattei, cui è intitolato il piano energetico dell’Italia. Una mossa tempestiva e anche simbolica.
Tempestiva perché mai come adesso è necessario che l’Italia si garantisca autonomamente l’energia per far andare avanti il paese senza guardare in faccia nessuno. La guerra in Ucraina ha cambiato gli scenari anche per le forniture del gas e del petrolio. Decisivo l’accordo che Draghi aveva fatto con l’Algeria che ci fornisce il 30% del gas e che la Meloni può sviluppare ulteriormente.
Ma è anche una mossa simbolica in quanto fatta nel nome di Mattei, che sessant’anni fa aveva intuito quanto fosse importante svincolare il nostro paese dalla dipendenza energetica dalle ‘sette sorelle’ cioè dagli Stati Uniti. E’ stato Mattei a inaugurare quella politica mediterranea che ci ha portato a stabilire rapporti privilegiati con il mondo arabo nel periodo immediatamente successivo alla decolonizzazione. Se fossero continuati, l’Italia sarebbe diventata il paese di riferimento di tutti i paesi dell’altra sponda. La potenza regionale con la quale tutti avrebbero dovuto fare i conti. Di questa linea politica compresero bene l’importanza sia Moro che Craxi. Ma come Mattei fecero una brutta fine. Mattei morì ufficialmente in un incidente. Ma sanno tutti che sull’aereo su cui viaggiava è scoppiata una bomba. I colpevoli? Non si sa. Ma la logica del ‘cui prodest’, che non sbaglia mai, dice che a trarre vantaggio dalla sua morte sono state le ‘sette sorelle’: le americane Exxon, Mobil, Texaco, Standard oil of California (Socal), Gulf oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la britannica British petroleum.
Questa politica estera della Meloni non può che ricevere l’approvazione incondizionata di ogni italiano, opposizione compresa, perché fatta nell’esclusivo interesse nazionale ed in una visione geopolitica lungimirante e intelligente. Ma una domanda sorge spontanea: che cosa penseranno a Washington che uno dei principali alleati si muova nel nome di Mattei?
(Foto de Il Mattino)