(di Bulldog) Sanremo è musica leggera e quindi Volodymyr Zelens’kyj non può salutare il pubblico italiano, non può ringraziare per gli aiuti ricevuti, non può parlare del suo Paese occupato. Le anime belle della politica italiana – da destra a sinistra – hanno questo nuovo mantra per cercare di tenere lontano il presidente ucraino dalla ribalta dell’Ariston. Come se Sanremo non fosse quanto di più politico vi sia in Italia! Ci sono andati i sindacalisti, i politici, i fannulloni in cerca di notorietà e di un posto fisso, i comici contro Berlusconi…ci è andato pure Gorbaciov, uno animato di buone intenzioni per carità, ma che ha generato un casino tale che ancora ci crepano…
Eppoi, proprio noi abbiamo usato la musica leggera per dire al mondo ed ai nostri fratelli ancora occupati e separati dalla madrepatria che non avremmo mai rinunciato a loro. Trieste. Era il 1952, la capitale giuliana era ancora occupata dagli Alleati che non esitavano a sparare sui suoi abitanti che chiedevano il ricongiungimento all’Italia. Il governo Pella preparava piani militari per riprenderci con la forza quanto era nostro. E cosa cantava Nilla Pizzi? “…dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò…fummo uniti e felici e ci han divisi...”. L’orchestra dell’Ariston ci metteva del suo, “caricando” il testo con la marcia dei bersaglieri (che sarebbero sbarcati due anni dopo in Piazza Unità d’Italia) e con l’Inno di Mameli. Insomma, quanto di più politico si potesse immaginare. E in uno spettacolo che allora calamitava il 100% degli Italiani riuniti attorno alle radio.
Quindi se non volete Volodymyr Zelens’kyj a Sanremo trovatevi un’altra scusa. Questa proprio non regge. Questa è solo pubblicità per un festival della canzone che non “produce” più una canzone orecchiabile e cantabile dagli Italiani da almeno trent’anni a questa parte…