Vale ben 7,7 miliardi di euro il comparto agricolo veneto nel 2022, un dato importante che segna addirittura un +18,4% sul 2021. Ad incidere maggiormente su questo valore non è tanto l’incremento delle produzioni quanto piuttosto l’aumento generale dei prezzi di mercato dovuto all’instabilità economica mondiale causata da una serie di fattori quali la guerra in Ucraina, l’aumento dei costi di produzione e dell’energia, l’inflazione, ecc.
Come conseguenza, l’annata agricola 2022 nel Veneto registra buone performance sia per le coltivazioni erbacee (+10,9%) che legnose (+29,1%), mentre il settore zootecnico mostra un calo delle quantità prodotte, controbilanciato però proprio dall’incremento dei prezzi di mercato, con il valore della produzione che si stima in aumento del +18,1%.
“In Veneto – sottolinea il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, in occasione della pubblicazione del Report di Veneto Agricoltura sull’andamento del comparto agricolo veneto nel 2022 – abbiamo oltre 83mila aziende agricole, il 7,3% di tutte le aziende agricole italiane. Possiamo dire, con orgoglio, che oggi sono perlopiù i giovani a rappresentare il settore, con un contributo importante nell’innovazione, fatta anche di digitalizzazione e informatizzazione, in un settore ritenuto talvolta solo legato agli aspetti più tradizionali e meccanici delle colture. Invece oggi la competitività passa per l’innovazione: il valore nei mercati delle produzioni agricole è infatti dato anche dalla capacità delle aziende di “raccontare” il prodotto, in tutti i suoi aspetti. Sostenibilità, ecologia, proprietà organolettiche, ma anche quel patrimonio intangibile e straordinario che lega i prodotti del Veneto con la propria storia. Quella civiltà contadina che ha saputo guardare al futuro mantenendo salde le proprie radici. Ed ecco quello che si può considerare se non un miracolo un risultato d’eccezione: nel 2022 l’agricoltura veneta ha saputo generare un valore della produzione di circa 7,7 miliardi di euro, un valore mai raggiunto prima, in aumento di circa il 18% rispetto al 2021. Un grande risultato fatto di giovani, di imprenditoria femminile, di storie di coraggio e innovazione”.
Da parte sua, l’Assessore all’Agricoltura della Regione del Veneto, Federico Caner, intervenuto alla conferenza stampa, ha ricordato che “i numeri dell’intero settore agricolo veneto raccontano la tenacia e la capacità di resilienza di imprenditori e filiere che non si sono mai arresi di fronte alle difficoltà degli ultimi due anni. La pandemia, il conflitto russo-ucraino, il cambiamento climatico. Tre sfide che hanno minato pesantemente la tenuta del comparto, ma non hanno inficiato la crescita della produzione agricola lorda, che nel 2022 ha raggiunto un valore di 7,7 miliardi di euro. Un risultato raggiunto anche grazie al contributo della Regione, che sotto il profilo finanziario, strategico ed operativo ha sempre supportato le imprese agricole venete attive e i suoi 76mila addetti. Nel disegno regionale i fondi pubblici rappresentano un importante sostegno al settore primario. Nella programmazione 2023-2027 della PAC avremo a disposizione circa 500 milioni all’anno, quota importante che andrà ad alimentare la competitività delle nostre imprese agricole, sempre più orientate verso la sostenibilità e l’innovazione. Ora la vera sfida è anche quella di tutelare tutte le nostre produzioni, affinché il ‘Made in Veneto’ non rimanga solo un bello slogan sulla carta, ma diventi un vero e proprio brand capace di comunicare e assicurare qualità e autenticità di quello che di buono e sano viene prodotto nel nostro territorio”.
Vediamo ora in dettaglio i principali risultati raggiunti nei primi nove mesi del 2022 dai diversi comparti dell’agricoltura veneta, presentati questa mattina da Alessandra Liviero, responsabile dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, in occasione della prima giornata di “Fieragricola Tech” in corso di svolgimento oggi e domani a Verona, presenti l’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, e il direttore dell’Agenzia regionale, Nicola Dell’Acqua.
Cereali: l’annata è stata senz’altro positiva per i cereali autunno-vernini, visto che sono aumentati gli ettari coltivati a frumento tenero (96.000 ha, +1%), grano duro (19.400 ha, +34%) e orzo (21.500 ha, +20,4%). In calo invece le rese, compensate però dall’incremento delle superfici coltivate, ad eccezione del grano tenero la cui produzione è stimata in calo (-5,5%). Annata “no” per i cereali a semina primaverile che hanno dovuto fare i conti con il pessimo andamento climatico estivo: per il mais da granella sono calate le superfici coltivate (143.000 ettari, -3%) e soprattutto le rese (7,1 t/ha, -29,6%). L’aumento dei prezzi (+37%) ha solo parzialmente controbilanciato la riduzione della produzione (1 milione di tonnellate, -31,7%).
Colture industriali: anche per queste produzioni il 2022 è stato caratterizzato da un incremento generalizzato dei prezzi, tuttavia l’annata è stata negativa a livello produttivo. Le superfici coltivate a soia sono aumentate (+5,3%), ma le rese sono calate decisamente (2,4 t/ha, -19%) e di conseguenza la produzione (360 mila tonnellate, -15%). In aumento gli ettari a girasole (4.200 ha, +9,4%) e in calo quelli coltivati a colza (3.600 ha, -17%). Annata negativa per la barbabietola da zucchero che ha visto ridursi le superfici (7.000 ha, -21,4%) e soprattutto le rese (46,4 t/ha, -24%). Anche il tabacco ha registrato una riduzione sia degli investimenti (3.000 ha, -27%) che della produzione (-20%), e in questo caso l’aumento dei prezzi non ha controbilanciato l’aumento dei costi di produzione, compromettendo la redditività della coltura.
Orticole: gli investimenti hanno tenuto e sono stati registrati leggeri incrementi per la patata (3.500 ha, +1,4%), il radicchio (4.650 ha, +2%), la lattuga (1.100 ha, +2,6%) e la fragola (370 ha, +2%); incrementi maggiori per asparago (1.830 ha, +4%), zucchina (1.570, +10,5%), aglio (+14,5%). In calo invece le superfici coltivate a meloni (-13,6%), carote (-8,4%), fagiolini (-16,8%) e cocomeri (-12,8%).
Frutticole: ottima annata per tutte le produzioni, con rese in netto rialzo rispetto alla sfortunata stagione 2021: melo (+71,4%), pero (+415,6%), pesco (+669,6%), kiwi (+327,3%), ciliegio (+52,8%) e olivo (+495%). I prezzi unitari hanno avuto variazioni altalenanti, mentre le superfici investite a frutteti sono in calo di circa il 3% a livello regionale.
Vitivinicolo: ancora in crescita la superficie vitata nel Veneto (95.910 ha, +2%), della quale oltre l’83% riguarda aree in zone Doc/Docg, mentre quella a Igt scende al 13,7%. Complessivamente nel 2022 nel Veneto sono stati prodotti 15 milioni di quintali di uva (+7,4%) pari a 12,6 milioni di ettolitri di vino (+7,3% rispetto al 2021). Stabile il prezzo delle uve (0,76 €/kg, +0,7%).
Lattiero-caseario: in calo la produzione di latte (circa 12 milioni di quintali, -1,3%), come pure il numero di allevamenti (2.800). Il prezzo medio annuo del latte è stato di 45,8 €/hl (senza IVA e premi), con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente.
Zootecnia: il comparto sta subendo gli effetti del forte aumento dei costi energetici e alimentari con un importante riflesso sui prezzi delle quotazioni all’origine e anche sulla produzione. Per la carne bovina, il Veneto si caratterizza per la produzione del vitellone da carne e in parte per il vitello a carne bianca. La produzione viene stimata in calo del 3,5%. Il numero di allevamenti da carne è stabile a circa 6mila unità. La produzione di carne suina, concentrata nelle province di Verona e Treviso, pone il Veneto tra le regioni della filiera di alta qualità IGP/DOP. Nel 2022 la produzione si è però ridotta a 779,5mila capi, di cui circa 690 mila grassi (-2%), circa il 7,5% del totale nazionale.
Bilancia commerciale agroalimentare veneta: dopo tre anni di segno positivo, il saldo nei primi nove mesi del 2022 è tornato negativo attestandosi circa a -690 milioni di euro, contro i +140 milioni di euro dello stesso periodo del 2021. Ad influire sul risultato, ancora provvisorio considerato che si riferisce ai primi tre trimestri del 2022, è stato il forte aumento delle importazioni (+32,4%) rispetto alla crescita delle esportazioni (+15,1%). Le cause di queste risultanze negative vanno cercate nell’incremento dei prezzi delle materie prime agricole e dei costi energetici che ha stravolto gli andamenti positivi registrati nel Veneto negli ultimi anni.