Se alla presidenza della Provincia di Verona è stato eletto un rappresentante del centrodestra, Flavio Pasini, così non è stato a Vicenza dove è stato eletto un candidato del centrosinistra, Andrea Nardin. Poco male, qualcuno penserà. Tanto noi siamo a Verona.
Non è proprio così. Ci sono buoni motivi per cui ci si deve interessare anche di quello che avviene Vicenza. C’è una motivazione geopolitica evidente: le due province devono fare squadra per riequilibrare lo strapotere che negli ultimi decenni s’è cristallizzato nel triangolo Venezia-Padova-Treviso.
E poi ce n’è una più strettamente politica: Vicenza, dopo la caduta di Verona nelle mani della sinistra, rimane l’ultimo bastione del centrodestra sulla direttrice Milano-Venezia, che è la spina dorsale economica della regione. Venezia non la consideriamo perché è una caso a parte.
In maggio a Vicenza ci saranno le comunali. Logica vorrebbe che il sindaco uscente di centrodestra, Francesco Rucco, venisse riconfermato. Ma il risultato delle provinciali, sommato ad alcune divisioni nel centrodestra, desta delle preoccupazioni. Aggravate dalla memoria di quando avvenuto a Verona poco più di sei mesi fa per ragioni simili.
Eppure la lezione è chiarissima: il centrodestra vice quando è unito, perde se si divide. E le provinciali vicentine lo confermano. Per fortuna le province contano quasi niente. Ancor meno i risultati elettorali derivanti da un meccanismo indaginoso e poco rispettoso del volere popolare che dev’essere cambiato al più presto. Ma sono pur sempre un segnale.
Sarebbe il colmo se a maggio cadesse anche Vicenza! Proprio nel momento in cui la destra è al governo e il Pd è in piena crisi. Regalare alla sinistra la regione più di destra d’Italia sarebbe imperdonabile!
Eh sì, perché nel 2025 ci saranno le regionali. Zaia non è ricandidabile e il centrodestra dovrà cercarsi un altro presidente. E già questo potrebbe innescare delle divisioni. Quello che è successo a Verona e alla provincia di Vicenza deve suonare come un campanello d’allarme per i responsabili di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia: devono stare in campana.