(di Alessandra Piubello) Alba per quattro giorni diventa la capitale del Nebbiolo, rendendo protagonista d’eccezione il più antico vitigno autoctono a bacca nera del Piemonte, principe indiscusso delle varietà viticole della regione e tra i più importanti al mondo. Con Nebbiolo Prima, l’anteprima delle nuove annate di Barolo Barbaresco e Roero, la stampa italiana ed estera si dà appuntamento nel comune langarolo. L’evento è organizzato e sostenuto dal consorzio Albeisa, nato per promuovere i vini dell’albese nel mondo utilizzando la storica e riconoscibile bottiglia albeisa.
Il cuore di questa ventisettesima edizione – come per ogni incontro albese – è la degustazione, che quest’anno ha previsto l’assaggio di 312 vini di 176 produttori, scaglionati in quattro mattinate. Barolo Docg 2019 e Riserva 2017, Barbaresco Docg 2020 e Riserva 2018 e Roero Docg 2020 e Riserva 2019: queste le annate sotto i riflettori. Eravamo circa una trentina di giornalisti, opportunamente serviti con professionalità dalla squadra AIS e supportati dall’agenzia di comunicazione AB.
Il contesto territoriale
Il panorama delle Langhe in Piemonte, patrimonio Unesco dell’Umanità, è uno dei più suggestivi tra quelli in cui la coltivazione della vite è l’attività prevalente. La storia del Barolo e del Barbaresco degli ultimi venti anni è ricca di riconoscimenti e gratificazioni, il grande livello qualitativo e il successo commerciale hanno portato ricchezza e benessere a un territorio storicamente povero. Il fratellino minore, il Roero, ancora con numeri ridotti, sta cercando un suo posizionamento, stretto tra i due giganti. Il Roero si sviluppa a sinistra del fiume Tanaro (le Langhe invece a destra) ed è l’unica denominazione che prevede un 95% di nebbiolo (anche se in realtà i produttori scelgono il 100%), mentre le altre due Docg sono in purezza.
Le annate e i vini
Partiamo dalla 2019, annata calda soprattutto tra fine giugno e i primi di luglio, cui sono seguiti giorni più miti e piovosi. Verso fine luglio, ecco la seconda ondata di calore, poi però sono arrivati degli eventi temporaleschi. Settembre ha portato la grandine, che ha colpito fortunatamente solo due aree sulle colline attorno ad Alba, lasciando intatto il resto. Il nebbiolo è stato vendemmiato a metà ottobre, in un’annata che è stata definita classica e tradizionale. Il nebbiolo ha bisogno di sensibili interpreti, di equilibristi alle prese con un vitigno delicato come un filo teso. E’ una varietà da trattare con i guanti, che richiede molta esperienza e sensibilità. Solo in questo modo si possono produrre vini basati sull’eleganza e sull’equilibrio.
Gli assaggi dei Barolo 2019 ci hanno convinto. Va sottolineato che ci troviamo di fronte ad un areale fra i più difficili da interpretare: i vini (soprattutto il Barolo) sono così complessi e imprevedibili nella loro curva evolutiva da sorprendere e spiazzare persino gli assaggiatori più profondamente preparati. Cito alcuni nomi che mi hanno particolarmente colpito per un’armonica maturità (mai eccessiva) di frutto integro; per la trama tannica fitta ma elegante ed espressiva del varietale; per lo sviluppo del sorso e la sua lunghezza, spinta da un buon nerbo materico e dalla chiosa saporita; per la nitidezza compositiva, equilibrata e profonda. Eccoli: Barolo Brunate di Vietti, Barolo Baudana e Bricco delle Viole di G.D. Vajra, Brea Vigna Cà Mia e Rocche di Castiglione di Brovia, Barolo Cerretta di Germano Ettore e di Giovanni Rosso, Barolo Marenca e Margheria di Pira Luigi, Barolo Ornato e Parafada di Palladino, Rocche dell’Annunziata di Mario Gagliasso, di Rinaldi Francesco e di Rocche Castemagna.
Cannubi ha avuto un’ottima qualità media, con qualche punta: Borgogno Serio, Rinaldi Francesco & Figli, Poderi Luigi Einaudi, E. Pira & Figli, Cascina Adelaide.
Una conferma Bussia con l’eccellente new entry di Rinaldi Giuseppe (alla sua prima annata in questa Menzione Geografica Aggiuntiva – MGA), Bussia Dardi Le Rose di Poderi Colla, Poderi Luigi Einaudi e Cascina Adelaide.
Proseguiamo con Barolo Sarmassa di Brezza Giacomo, Bricco Boschis di Cavallotto, Castellero e Villero di Giacomo Fenocchio, Monrobiolo di Bussia dei Fratelli Barale, Barolo Pio di Pio Cesare, Monprivato di Sordo Giovanni, Villero di Poderi e Cantine Oddero, Bricco Ambrogio di Grimaldi Bruna.
Bene Monvigliero, con Alessandria Fratelli, Diego Morra (anche con San Lorenzo di Verduno), Castello di Verduno e Belcolle. I Barolo 2019 che continuano ad emergere per espressività sono Vigna Pressenda e Vigna Sorì Ginestra di Conterno Fantino, Acclivi di Comm. G. B. Burlotto, Brunate di Enzo Boglietti, Cerequio di Chiarlo Michele, Marcenasco di Ratti, La Serra di Poderi Marcarini, Le Coste di Monforte di Diego Conterno e di Silvano Bolmida.
Per quello che riguarda le Riserve Roero 2019 segnaliamo: Mombeltramo di Malvirà, Valmezzana di Careglio Pierangelo, San Michele di Porello, Valmaggiore di Cascina Chicco e Sudisfà di Negro Angelo.
L’annata 2020, dai mesi di maggio e giugno piovosi, con un’estate dalle temperature non eccessive ha portato ad una vendemmia nella quale il nebbiolo era in condizioni ottimali. Dagli assaggi ci troviamo di fronte ad un’ottima annata, con vini che si presteranno a lunghi invecchiamenti. Per il Barbaresco, siamo rimasti colpiti dal Rabajà di Cortese Giuseppe, Ronchi di Albino Rocca, Montefico di Giacosa Carlo, Basarin di Adriano Marco e Vittorio, Albesani Vigna Santo Stefano di Castello di Neive, Autinbej di Ca’ del Baio, Cascina Morassino di Bianco Roberto, Rio Sordo di Musso, Roncaglie di Poderi Colla, Gallina di Poderi e Cantine Oddero e di Negro Giuseppe, Pajorè di Piazzo.
Tra i Roero 2020: Torretta di Marco Porello, Monfrini di Ponchione Maurizio. Per quello che riguarda le Riserve, per i Barolo 2017 spiccano il Sarmassa Vigna Bricco di Brezza, Bricco Boschis Vigna San Giuseppe di Cavallotto, Scarrone Vigna Mandorlo dei fratelli Giacosa, Rocche dell’Annunziata di Rocche Costemagna, Bussia di Livia Fontana e di Franco Conterno Cascina Sciulun, Lazzarito di Reva, Vigna Pajana di Renzo Seghesio, Lazzarito di Germano Ettore e Bricco Ambrogio Indio di Negretti.
L’annata 2018, caratterizzata da piogge continuative, ha avuto però un settembre con andamento climatico favorevole e il nebbiolo, raccolto ad ottobre, ne ha beneficiato. Per il Barberesco Riserva 2018, citiamo Campo Quadro e Basarin di Punset, Basarin Vigna Gianmaté di Giacosa Fratelli e il Roncaglie di Socré.
Il resto della manifestazione
L’organizzazione ha previsto anche altri eventi nel corso della quattro giorni: una retrospettiva di una trentina di vini, suddivisi per le tre Docg, dal 2007 al 2010; l’assaggio dei vini sperimentali guidato da Anna Schneider, ampelografa e responsabile della collezione ampelografica Grinzane Cavour; un talk show con Schneider e Edmondo Bonelli, agronomo. Durante due pomeriggi inoltre abbiamo potuto assaggiare i vini di altri millesimi di una settantina di aziende.
Qualche numero
Nel 2021, ultimi dati disponibili, sono state prodotte 14.916.396 bottiglie di Barolo, 5.165.461 di Barbaresco, 625mila bottiglie di Roero. La superficie a Barolo è di 2.214 ettari, quella del Barbaresco 812 e quella del Roero 269 ettari. L’export del Barolo è dell’80% (con USA in testa, seguito da Germania, Regno Unito e Scandinavia), il Barbaresco esporta il 60% (Usa, Scandinavia, Germania e Regno Unito).