(di Gaia Passamonti) Che cos’è per me il paradiso? Ognuno di noi può dare a questa domanda una risposta diversa, in diversi momenti della propria vita. Per me il paradiso in questo momento è avere del tempo per leggere: possibilmente all’aperto, ad esempio. Ma magari qualche anno fa avrei risposto diversamente: che era viaggiare, o raggiungere un successo professionale.
È questa domanda su cos’è per ciascuno di noi il paradiso che l’autrice, l’americana Joan Silber, ancora poco nota in Italia e meritoriamente pubblicata dalla casa editrice romana 66thand2nd, pone ai suoi lettori attraverso le storie narrate e intrecciate nel suo romanzo Un’idea di paradiso. Il libro si sviluppa con un meccanismo narrativo interessante: attraverso sei storie apparentemente autonome e lontane nello spazio e nel tempo – dalla Venezia del Cinquecento alla Parigi degli anni Settanta, passando per la Cina di fine Ottocento – ma che sono in realtà sempre concatenate da un dettaglio, e si chiudono infine ad anello su se stesse.
In ognuna di esse il protagonista insegue nel caos della propria esistenza un’aspirazione, un sogno, un’idea che finirà per guidare interamente la sua vita, facendosi strada attraverso eventi apparentemente casuali. Si tratta a volte di ideali alti e di vasta portata, altre volte di intuizioni, scintille anche piccole e personali ma che diventano nel tempo così presenti e costanti da caratterizzarne l’intera esistenza, rivelando la propria forza magari a posteriori, quando la vita inizia a rendere chiari i confini della propria storia.
In Un’idea di paradiso l’autrice “celebra la devozione in tutte le sue forme: a un’arte, a una fede, a un luogo, a una persona, a un amore”, quasi a dire che il paradiso è quello che ognuno di noi decide che sia e al quale, in maniera a volte distratta, decide di consacrare le proprie energie e i propri desideri, anche contro ogni logica o opportunità. Il grande valore di scrittrice della Silber sta secondo me anche nella sua capacità di accompagnare il lettore a fare esperienza delle ossessioni dei personaggi di ogni storia quasi dal di dentro, svelandole a poco a poco nel loro manifestarsi ai personaggi stessi, proprio come accade nella vita.
In un meccanismo a specchio e a spirale poi ogni storia chiarisce e amplifica le precedenti, formando un tema unico che si sviluppa nelle sue diverse sfaccettature chiarendosi e illuminandosi sempre più, senza comunque proporre nessuna morale univoca, nessun significato escatologico o dantesco, ma solo il portare in luce alcune tra le moltissime varianti delle vite umane che accostate una all’altra possono dirci qualcosa, forse, anche su noi stessi.
Del resto la letteratura, come ogni altra forma d’arte, al suo meglio ha proprio questa missione: di interrogarci e di sollevare domande alle quali magari non avevamo mai pensato, ma che anche solo nel farcele ci cambiano e ci migliorano. Quale cura migliore per questi tempi incerti, in cui il paradiso sembra un concetto quasi obsoleto e sempre più lontano?
Joan Silber, Un’idea di paradiso, edito da 66thand2nd (2022). Pagine 240, 16,00€