(di Michelangelo Federici di Gorzone*) Forse sbaglio, ma sono convinto che molti sostenitori del lupo abitino al quinto piano di un bel condominio in città o in una villetta in quartieri residenziali e lavorino in ufficio con aria condizionata e comoda poltrona davanti ad un computer; alla sera o nella pausa lavoro, vanno in palestra per tenersi in forma. Conoscenza vera della natura, del bosco, della montagna? Non credo moltissima, al di là di documentari, riviste e magari qualche camminata nel verde.
Probabilmente è scarsa anche la conoscenza della vita dura e scomoda di chi vive del lavoro in montagna e che vede il mondo con occhi meno incantati di coloro che, infarciti di teoria e poesia, poco sanno delle condizioni di vita e del duro lavoro di chi trae sostentamento dal mondo reale. 

Non vorrei dare l’impressione di rimproverare loro il lodevole entusiasmo per i grandi predatori, anche se difficilmente ne vedranno mai uno. Tutt’altro. Anch’io sono un ammiratore e un sostenitore di queste splendide creature. La loro presenza, come quella di tanti altri animali sempre più diffusi, è senz’altro segno di un recupero della natura e il segnale che, se la situazione sarà ben gestita in “scienza e coscienza”, saremo sulla strada giusta. 

Però vi sono dei ‘ma’ e dei ‘se’ che, non valutati, sono sintomi di scarsa considerazione per situazioni pesanti e per le esigenze di persone e categorie che vivono in certe realtà e hanno il diritto sacrosanto di essere considerate, rispettate e protette. E’ la gente delle nostre colline e montagne: i Malgari, gli Allevatori e chi trae dalla natura, dall’alpeggio, dalle attività agro-silvo-pastorali, da lavori tradizionali, il proprio sostentamento certo più duro di un lavoro in ufficio. 

Si pensi all’alpeggio in Lessinia: questa antica attività ha informato di sé l’economia, le tradizioni, l’immagine stessa di questa incredibile zona e di altre simili, sparse nel nostro meraviglioso paese, offrendo sostentamento alla sua gente. Gente che ha subito rilevanti danni, esposta a disagi e preoccupazioni dalla presenza nuova e crescente di animali che da molti anni non erano più nei nostri territori. E questa gente ha uguali diritti e merita uguale attenzione come altre categorie. 

Chiacchiere di osteria vogliono che i predatori siano frutto di reintroduzioni ad opera di non meglio identificati “ambientalisti”. La presenza dell’orso, quella sì, è stata incrementata, in Trentino, col rilascio di soggetti provenienti dalla Slovenia, con un’operazione pubblicizzata e pianificata e con la partecipazione delle autorità locali. Per il lupo, invece, non abbiamo alcuna evidenza che il suo ritorno non sia stato del tutto naturale per un’animale che si sposta moltissimo ed ha trovato zone adatte alla sopravvivenza. 

Quello che mi sento di affermare, comunque, è che la gestione dei predatori deve essere fatta con una costante consultazione e discussione con le popolazioni e gli operatori della zone interessate perché decisioni prese “in alto” o “altrove” poco avrebbero a che fare con procedure corrette (democratiche?). 

Per quanto riguarda il lupo, vi sono state numerose predazioni con danni e disagi anche notevoli causati dalla presenza crescente di tali animali che si nutrono sì di ungulati selvatici, ma dov’è possibile sbranano pecore, capre e bovini che sono molto più facili da cacciare.
Pensiamo a ciò che è avvenuto in Lessinia, zona ad alta densità di alpeggio e con una fetta della sua economia legata e tale attività. Si vedano i dati sulle  predazioni allegati. 

Certi operatori hanno perso la tranquillità di un tempo, costretti ad adottare sistemi preventivi quali cani da guardia e recinzioni elettrificate. Mezzi non sempre efficientissimi e che anche se messi a disposizione senza oneri, richiedono un surplus di lavoro, attenzione e spese non gradito a chi svolge già una attività dura ed economicamente non entusiasmante. Quanto poi ai risarcimenti per danni subiti, se le cose vanno come il solito in questo nostro felice e burocratico paese… 

Vi sono inoltre altri motivi di preoccupazione.
Con l’aumento incontrollato del numero, i lupi si avvicinano sempre più ai centri abitati, specie d’inverno, vi penetrano per predare, aggrediscono numerosi cani, anche in presenza dei padroni. E’ di questi giorni la notizia di un uomo morso mentre tentava di difendere il suo cane, al guinzaglio, durante una passeggiata nei boschi. Questa situazione introduce un’altra domanda: possono essere, questi predatori, pericolosi per gli umani? Personalmente non ho elementi per poter giudicare. Ambientalisti, animalisti e “lupisti” si affannano a dichiarare che no, il lupo non è assolutamente pericoloso per l’uomo. 

Io sono convinto che, un animale potenzialmente pericoloso, in certe particolari situazioni può diventare veramente pericoloso. In altri paesi lontani da noi, uccisioni di umani da parte di animali selvatici, lupi compresi, accadono, ma occorre considerare le condizioni socio-economiche di quelle popolazioni che vivono in situazioni neppure paragonabili alla nostre. Non si può però trascurare la preoccupazione, fondata o infondata che sia, della gente dei nostri monti che teme per l’incolumità propria, dei propri figli e dei propri averi. 

Ed allora che fare? 

Non voglio assolutamente auspicare l’eliminazione di queste splendide creature né la loro demonizzazione e sono favorevole alla loro presenza che considero una riconquista della biodiversità e della natura.
Ma in un ambiente così antropizzato ed in cui ancora si svolgono attività economiche localmente importanti, credo che il controllo sia assolutamente essenziale. 

Sosteniamo la presenza del lupo e garantiamogli una presenza controllata, non una abbondanza incontrollata.
Oltre un certo limite deve scattare il controllo. Lo si fa con altre specie, perché non con i grandi predatori?  Se studiato, programmato da specialisti, realizzato bene, potrà risolvere molti problemi senza creare danni.
Se invece si lascerà emergere il risentimento e la preoccupazione della gente, avremo atti illegali, rabbia, danno economico e non potremo esercitare un controllo scientifico e corretto. 

Negli Stati Uniti, dopo reintroduzioni che hanno portato ad incrementi notevoli, in alcuni stati le autorità hanno consentito, sulla base di studi scientifici e verifiche, abbattimenti contenitivi a protezione di fauna selvatica, allevatori ed operatori sul territorio. Nessuno scandalo, nessuno si è strappato i capelli. 

Accade anche in alcuni paesi europei: in Francia, Svizzera, Germania si abbattono lupi per difendere le greggi; in Svezia, paese più grande del nostro e con una densità di abitanti enormemente minore, oggi sono censiti circa 700/800 lupi e se ne abbattono 75, in pratica il 10%.
Da noi, con densità della popolazione e delle attività anche agro-silvo-pastorali molto alta, con rilevanti danni in zone come la nostra Lessinia, sono stimati circa 3.000 lupi, ma probabilmente sono di più, ed al solo parlare di controllarne il numero ci si straccia le vesti. 

Al di là della questione della pericolosità o meno di questo predatore, mi pare di capire che attorno alla “questione lupo” girino molti interessi. Se gli interessi, ancorché legittimi, di alcuni vengono in conflitto con quelli altrettanto legittimi di altri, le cose si deteriorano e si complicano a livello insopportabile. Come sempre è meglio prevenire che curare. 

*responsabile dell’Accademia veneta di gestione faunistica, cultura della caccia, conservazione della natura e presidente dell’Associazione provinciale accompagnatori esperti di Verona, portavoce del Coordinamento regionale veneto per la gestione faunistica