I sindacati medici non ne vogliono sapere: l’età della pensione rimane a 70 anni.
Non si deve alzarla a 72, come era stato proposto in un emendamento al Milleproroghe. Emendamento che però era stato bocciato dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato. La ratio dell’innalzamento dell’età pensionabile è un escamotage per attutire l’emergenza data dalla mancanza di personale medico. Preso atto che la vita media s’è alzata, che a 72 anni le persone sono ancora efficienti e posto come condizione vincolante la volontarietà della scelta, mantenere nel Ssn per altri due anni dei medici che altrimenti lascerebbero dei buchi sarebbe un rimedio più che logico. Oltretutto non porterebbero via il lavoro a nessuno, in quanto è noto che l’Università non sforna abbastanza camici bianchi per coprire il fabbisogno nazionale.
Sulla base di queste semplici considerazioni il senatore leghista Massimiliano Romeo torna alla carica e ripresenta la proposta, allargata a tutti i dipendenti della sanità: infermieri, tecnici, biologi, veterinari e docenti universitari. Ovviamente sono coinvolti anche i docenti universitari di Medicina, che oggi possono lavorare fino a 70 anni. Tra l’altro l’emendamento prevede anche che gli ospedali possano assumere gli specializzandi, come aveva fatto Zaia in Veneto durante la pandemia.
Ma c’è un’elevata di scudi dei sindacati dei dipendenti del Ssn e degli ospedali, che leggono la proposta come “inaccettabile” e come una dimostrazione dell’incapacità “a trovare soluzioni strutturali alle criticità del nostro Sistema sanitario, che vive ormai nella totale assenza di programmazione”. Pur condividendo la parte che riguarda le assunzioni degli specializzandi i sindacati respingono senza se e senza ma l’ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni e minacciano lo stato di agitazione.