Riparte con 267 manifestazioni internazionali e 264 appuntamenti nazionali il comparto fieristico made in Italy che, per il 2023, punta a rilanciare il settore a partire dal recupero su numeri e performance del pre-pandemia, segnando in agenda 33 eventi internazionali (+14%) e 23 rassegne nazionali (+10%) in più rispetto allo scorso anno. Un “ritorno al futuro” che dovrà essere trainato, spiega Aefi – Associazione esposizioni fiere italiane commentando il calendario predisposto dalla Conferenza delle Regioni, dalla crescente internazionalizzazione della proposta fieristica italiana, volàno di un’industria capace di generare un impatto sui territori quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro (pari allo 0,7% del Pil), al netto del business generato dalle imprese in occasione dei b2b fieristici.
“Le fiere rappresentano un anello di congiunzione insostituibile tra l’economia globale e il nostro sistema produttivo – ha detto il presidente di Aefi, Maurizio Danese -: intercettare e presidiare i mercati chiave per il made in Italy è un asset sempre più imprescindibile per lo sviluppo del comparto. Si tratta di una scelta strategica che gli operatori hanno ormai intrapreso, internazionalizzando manifestazioni già esistenti e spingendo l’acceleratore sugli incoming e sulla promozione all’estero, assieme ai partner istituzionali. Oggi anche le piccole fiere si stanno muovendo in questa direzione, con ricadute ugualmente importanti sui territori dove attraggono turisti d’affari alto-spendenti”. Ne emerge il successo di formule in grado di valorizzare le eccellenze ma anche le tipicità produttive, un’attenzione che si registra nell’incremento delle iniziative collaterali sui territori in ambito turistico. Secondo lo studio realizzato da Prometeia per Aefi nel giugno scorso, le fiere operano con un moltiplicatore di 2,4: ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal sistema fieristico (da espositori, organizzatori e visitatori) ne produce ulteriori 1,4 nell’economia nazionale.
E protagonisti sul fronte della rappresentatività tra le manifestazioni internazionali in programma sono proprio i settori del prodotto tricolore con una più spiccata propensione all’export, a partire dal tessile (14 % delle manifestazioni) e da “food, bevande e ospitalità” (11%), seguiti da “sport, hobby, intrattenimento e arte”, “tecnologia e meccanica” e “gioielli, orologi e accessori”. Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto sono le regioni che ospitano oltre il 70% degli appuntamenti internazionali, mentre si concentrano tra Lombardia, Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Puglia la gran parte delle manifestazioni italiane nazionali. Queste puntano a valorizzare in particolare i settori “sport, hobby, intrattenimento e arte” (17%), “agricoltura, silvicoltura e zootecnia” (14%) e “food, bevande e ospitalità” (12%), ma anche “arredamento e design d’interni” (7%) e “tessile, abbigliamento e moda” (7%).
Sempre secondo i dati raccolti da Prometeia, il b2b fieristico vede le decine di migliaia di imprese del made in Italy coinvolte performare 7 volte meglio rispetto al totale dell’economia italiana (+2% vs +0,3% la crescita media annua del fatturato dal 2012 al 2019), un’over performance a cui il sistema fieristico contribuisce in modo distintivo. Il vantaggio ottenuto dalle aziende che, fra il 2012 e il 2019, hanno creduto nelle fiere è stimabile in 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più, rispetto a chi non ha partecipato. Aefi esprime quasi il 75% del fatturato del comparto, nei 41 quartieri associati si svolge il 96% delle manifestazioni internazionali organizzate in Italia.