Mario Faccioli “smuove” le acque della politica villafranchese, e di tutto il centrodestra veronese, ponendo, mettendo a disposizione, la propria candidatura per le prossime elezioni amministrative nel capoluogo castellano: torna la lista “Alleanza per Villafranca” che portò Faccioli alla carica di sindaco nel decennio 2008-2018. «Non cerco posizioni personali – sottolinea però Faccioli – cerco di portare avanti un progetto comune per la Villafranca del futuro e non intendo dare giudizi sulla gestione attuale del Comune. Mi è stato chiesto cinque anni fa di mettermi da parte, di lasciar fare alla giunta eletta formata – lo dico – però da persone cresciute con la mia amministrazione. Mi sono fatto da parte, non ho guardato una delibera in questi anni e non intendo farlo ora. Non ho commissionato sondaggi, mi basta quello che ogni giorno mi viene richiesto dai miei concittadini: metto la mia candidatura a disposizione del centrodestra e di tutti quelli che amano Villafranca».
Non teme di creare le condizioni per una sconfitta del centrodestra villafranchese come quella avvenuta pochi mesi fa a Verona?
«Sono un uomo di partito. Non lo si dimentichi. Conosco bene le dinamiche delle comunali perse a Verona perchè ero in quella competizione (Faccioli era nello staff del sindaco Federico Sboarina), ma le condizioni qui sono diverse. A Verona c’erano due popoli nel centrodestra profondamente divisi sulle persone che mai avrebbero aderito ad una soluzione di compromesso. Tommasi ha vinto facile. A Villafranca non si vuole dividere, anzi, davanti al silenzio della politica voglio rilanciare un’idea per la Villafranca prossima ventura. E su quel progetto chiedo una discussione, una condivisione…poi decideranno le segreterie dei partiti. Se quella visione è condivisa oppure no. Io sono pronto ad ogni soluzione. Il mio obiettivo però non è una sistemazione per Mario Faccioli, ma una soluzione per Villafranca che è la città che amo, dove ci sono tutti i miei affetti e che voglio veder crescere sempre di più. Come sono, come persona come carattere, come amministratore, lo sanno tutti. Nel bene e nel male mi hanno visto all’opera. Ma qui non c’è Mario, c’è la Villafranca del futuro e come tutti noi vogliamo e possiamo realizzarla. Non possiamo essere contenti se soltanto il 30% degli elettori vota; se i giovani si disinteressano della loro città. Io questa apatia, questo “appassimento” lo voglio combattere».
Si è sentito coi partiti del centrodestra?
«Certo, sono di Fratelli d’Italia ed ho annunciato questa decisione al mio segretario provinciale Ciro Maschio. Se tutto era fermo, bloccato, perchè non si sapeva cosa avrebbe fatto Mario Faccioli adesso non è più così. Sul tavolo c’è la mia disponibilità (la prima ufficialmente presentata) e adesso, mi auguro, possiamo finalmente iniziare a parlare delle prossime comunali di Villafranca e, soprattutto, di cosa ha bisogno oggi Villafranca. E mi auguro che le segreteria dei partiti inizino ora una discussione seria».
Mi indica le tre priorità di Villafranca secnondo lei?
«La prima, i giovani. Dobbiamo coinvolgerli, dar loro strutture sportive, scuole meglio attrezzate, opportunità vere. Dobbiamo capire di cosa hanno bisogno. Perchè il loro malessere l’abbiamo generato noi. Secondo, il terzo settore: la vita della nostra Comunità è affidata alla rete del volontariato, dell’associazionismo: dobbiamo aiutarli a compiere al meglio la loro missione, trovando formule nuove di cooperazione. Terzo, il lavoro e le imprese. Dieci anni fa Villafranca era una potenza economica. Oggi molte cose sono cambiate: alcune realtà non ci sono più, altre sono in difficoltà per la pandemia e la guerra in Ucraina. Il Comune deve tornare ad essere la stanza di compensazione delle necessità del mondo produttivo aiutandone la conversione, favorendo soluzioni urbanistiche, opportunità di rilancio. E dobbiamo aiutare il nostro “centro commerciale all’aperto” che è il centro di Villafranca portando più eventi, più contenuti, più occasioni per rendere attrattiva la nostra offerta. Senza scordare la vita delle nostre frazioni, ragionando in una logica di villafranchese e non soltanto di Villafranca».