(di Elisabetta Tosi) Il “rosa” c’è, ed è qui per restare. Parliamo di vino ovviamente, nello specifico di Chiaretto, e di questo è convinto il presidente del Consorzio del Bardolino, Franco Cristoforetti: “Non credo che quella dei rosati sia una moda – ha detto durante la recente edizione (riservata alla stampa) di ‘Anteprima Chiaretto’ tenutasi presso l’Hotel Caesius di Bardolino – Sarà invece un trend costante, mentre si osserva un continuo calo dei vini rossi, perché è evidente che abbiamo cambiato modo di consumare e di mangiare. Non penso che si tornerà indietro in breve tempo. Sono anzi convinto che i consumatori di tante tipologie di vino rosso in Italia, tra le quali anche il Bardolino come l’abbiamo sempre conosciuto, saranno sempre di meno, per questioni prettamente anagrafiche”.
E siccome i giovani non paiono interessati a quel tipo di prodotto, “penso che la tipologia che abbiamo trovato insieme ai produttori in questi ultimi sette anni di caratterizzazione dei distretti del Bardolino, di cui anche il Chiaretto fa parte, sia la strada giusta per il futuro” conclude Cristoforetti. La tredicesima edizione di Anteprima Chiaretto 2023 riserva al pubblico e agli operatori di settore ben due giornate, ponendo in assaggio nel week end (5-6 marzo) presso la Dogana di Lazise oltre un centinaio di etichette da una quarantina di produttori. Tre le tipologie di Chiaretto offerte in assaggio: oltre all’ultima (2022) c’erano anche annate precedenti, alcune delle quali non ancora in commercio, perché ancora in affinamento. Il tutto per sfatare un tabù che ai giorni nostri, con le conoscenze viticolo-enologiche e le tecnologie di cui si dispone, non ha più ragione di essere: il vino rosa può invecchiare, e bene. Anzi, più è maturo e più esprime la sua territorialità, caratterizzata da aspetti organolettici che cambiano a seconda dell’area di provenienza: agrumi maturi, erbe aromatiche, frutti rossi emergono in base alla collocazione del vigneto, ai suoli, all’esposizione, al microclima.
“Il futuro della Rosé Revolution, quel ripensamento del Chiaretto iniziato nel 2014 che ha permesso di produrre il vino come oggi lo conosciamo, porterà sempre più ad una accentuazione dell’identità territoriale” ha detto il giornalista Angelo Peretti “ Il Chiaretto è un vino rosso senza il colore della macerazione, fatto con uve fresche ma mature e da vigneti dedicati, non più un sottoprodotto del Bardolino. In questi anni i produttori si sono resi conto che abbandonando certe varietà d’uva che non c’entrano con il nostro territorio, e adottando macerazioni sulle bucce più brevi, si salvaguardavano i suoi marcatori principali ”.
Oggi insomma il Chiaretto può tranquillamente confrontarsi alla pari con i migliori rosati europei: una conferma si è avuta nella degustazione alla cieca con alcuni vini rosa della Mosella, della Rioja e perfino della Provenza. 12 campioni, sette dei quali provenivano da 3 territori notissimi e di grande successo anche commerciale. Se in alcuni casi non era facile individuare il “pirata” – cioè il Chiaretto, il vino non originario di quel territorio – in altri proprio la completezza del quadro sensoriale permetteva d’individuarlo. “In Provenza e Rioja l’uso di uve bianche concesso dal disciplinare per fare i rosati non da’ la tannicità assicurata invece dalla Corvina veronese, e nei rosati della Mosella il residuo zuccherino è necessario per contrastare l’elevata acidità – ha concluso il giornalista – . Il Chiaretto invece presenta in equilibrio tutte queste caratteristiche: grande sapidità, buona acidità, e una nota di tannino che lascia la bocca asciutta e pulita. E questo lo rende un vino di grande versatilità gastronomica, compagno ideale dei pasti tutto il tempo dell’anno”.