(Di Gianni Schicchi) È un grande tributo soprattutto all’arte di Antonio Vivaldi, il concerto che il celebre ex violinista estone Andres Mustonen e il suo ensemble Israel Barrocade di 11 strumentisti (primo violino Shlomit Sivan) hanno condotto come penultimo appuntamento del Ristori Barroque Festival.
Un omaggio nel giorno del 345° compleanno del famoso prete rosso, in cui si sono potute ascoltare pagine meno note del suo vasto repertorio – arie tratte dalle opere La Giselda, Il Giustino e l’Olimpiade – ma occasione propizia per tutto un contorno di altre partiture del Sei/Settecento, di Salomone Rossi, Orazio Vecchi, Antonio Sartorio, Claudio Monteverdi, Giovanni Valentini.
Di Vivaldi, eseguiti inoltre, due splendidi concerti per mandolino, il RV 425 in do maggiore e il RV 93 in re maggiore, con l’eccezionale solista Jacob Reuven in grado di sciorinare con estrema abilità le decine di velocissime note che li compongono. Il concerto è vissuto anche dell’apporto, di Ye’ela Avital soprano eMaya Amir mezzosoprano, nei brani operistici e madrigalistici di Monteverdi, Sartorio, Rossi, Haendel e Vivaldi. Due voci femminili, molto applaudite, che si sono disimpegnate con saggezza, improvvisazione, mimando e ballando i personaggi interpretati. Andres Mustonen, abbandonato l’amato violino, ha diretto da grande affabulatore e istrione la serata, accompagnando con significativi gesti il suo organico e avviando un breve dialogo col pubblico.
L’esecuzione dell’Israel è risultata energica (come da cliché mustoniano) e trascinante, totalmente dominata da un impeto e da una vitalità irresistibili, senza per questo rinunciare a certi indugi, a talune sottolineature, alla piena valorizzazione di alcuni singolari invenzioni, sia ritmiche che melodiche, dando poi pieno risalto ad alcuni tempi lenti di mirabile fattura e densità espressiva, come nel caso del Concerto grosso op. 7 di Giovanni Valentini.
I brillanti risultati ottenuti (la serata è finita con l’applauso ritmato del pubblico) sono dovuti all’affiatamento e alla coesione di tutti gli interpreti. Qualità che hanno permesso di ottenere una non comune unitarietà stilistica e timbrica, restituendo così appieno specie l’immagine di un Vivaldi sempre vitale, sorprendente, sorretto da uno slancio e da una fantasia che non conoscono cedimenti, tradotti dall’ensemble con pertinenza stilistica e una adeguata cura del suono: un elemento quest’ultimo importantissimo, mai da trascurare. Successo indiscusso del penultimo appuntamento del Ristori Barroque Festival.