Viene da un senatore di FdI, Antonio Iannone, la proposta di vietare la commercializzazione della cannabis light che oggi in Italia è consentita. Nel disegno di legge che è stato assegnato alla Commissione Industria del Senato viene equiparata ad altri stupefacenti. Una volta approvato in commissione, se approvato, passerebbe in Aula e se passasse, dopo la necessaria approvazione da parte della Camera, il business della cannabis legale finirebbe e chiuderebbero tutti quei negozi che la vendono.

La cannabis che oggi la legge consente di commercializzare contiene un principio attivo inferiore allo 0,6%. Sotto questo limite non ha effetti psicotropi,  ma oltre ade essere comunque dannosa, specie se usata in grande quantità o assunta in gravidanza o nell’allattamento, e funge da vettore per condurre il consumatore a consumare quella illegale. E soprattutto ha l’effetto di sdoganare la cannabis nell’immaginario collettivo. Ed è questo, al di là del business in sé della cannabis light, la funzione dei negozi che la vendono con tanto di vetrine e di insegne. Il messaggio è in sostanza un’apertura all’uso ricreativo di sostanze che dovrebbero essere vendute solo sotto stretto controllo medico, come appunto la cannabis terapeutica.
Il disegno di legge è un primo passo nel senso di un’inversione di tendenza rispetto alla pressione per la legalizzazione della cannabis che viene esercitata da qualche decennio dai setoli radicali e della sinistra italiana.

E’ proprio di questi giorni la notizia che uno studio presentato a New Orleans al congresso dell’American College of Cardiology dimostra che l’uso continuativo e non terapeutico della cannabis aumenta del 34% il rischio delle coronaropatie.

L’indagine è stata molto ampia ed ha coinvolto 175mila americani ed è quindi molto affidabile. Il risultato è che l’uso quotidiano cosiddetto ricreativo della marijuana è correlato con un aumento delle malattie alle coronarie del resto come tutte le altre sostanze stupefacenti che aumentano il rischio di ictus e infarto.