Gli italiani che sono venuti a curarsi in Veneto da altre regioni hanno ricevuto prestazioni per 165.916.847 euro. Il dato è riferito al 2020, l’anno peggiore della pandemia, in cui gli spostamenti sono stati necessariamente limitati.
Il valore complessivo della mobilità sanitaria interregionale è di 3.330,47 milioni di euro, inferiore a quella degli anni precedenti.
Ma è comunque significativo il dato della mobilità sanitaria verso la nostra regione che, nonostante le difficoltà, rimane attrattiva anche per la sanità.
Le cifre sono della Fondazione Gimbe.
Il Veneto vanta con le altre regioni crediti per 385.985.237 euro, corrispondenti alle prestazioni erogate ai cittadini non veneti che sono venuti a curarsi nelle nostre strutture. Per quel che riguarda le strutture private il Veneto è la sesta regione italiana ed erogano il 53,9% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale
I debiti con le regioni dove i veneti sono andati a curarsi ammantano a 220.068.390 euro. Si tratta della ‘mobilità di prossimità’ ovvero di movimenti diversi dal flusso che si registra dalle regioni del su a quelle del nord e che si concentrano tutti fra Veneto, Lombardia e Emilia. Gli spostamenti dei veneti non sono dovuti a carenze nella loro regione, come avviene per il cittadino meridionale che viene ad operarsi a Verona o a Padova. Sono dovuti scelte particolari, per visite o comunque prestazioni specialistiche particolari.
Nel 2020 la mobilità sanitaria ha raggiunto un valore di € 3,33 miliardi. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 94,1% del saldo attivo. L’83,4% del saldo passivo si concentra in Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata.
“La mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Infatti, le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, mentre gli ultimi posti sono occupati da quelle con mobilità passiva più elevata”.