E’ arrivata la primavera e con la primavera tornano a manifestarsi le pollinosi allergiche con il loro corteo di starnuti, riniti, congiuntiviti e, nei casi più gravi, anche con attacchi d’asma. Quella che una volta nella civiltà contadina veniva chiamata ‘febbre del fieno’ oggi è una sindrome molto più diffusa di quanto non fosse una volta. Suggestiva l’ipotesi formulata da alcuni che il nostro sistema immunitario, meno stimolato dai microbi a causa del miglioramento generale delle condizioni igieniche, reagisce ai pollini, come se fossero agenti patogeni.  Ma perché moltissime allegre di questo tipo si manifestano in città anziché in campagna, dove la presenza dei pollini è senza dubbio maggiore?
La spiegazione viene dal Max Planck Institute. Gli inquinanti atmosferici, come ad esempio le polveri sottili, sarebbero assorbiti dai pollini che poi, una volta nelle vie aeree dell’uomo, scatenerebbero le reazioni allergiche attivando dei recettori cellulari anche in coloro che allergici non sono. Sarebbe così spiegato l’aumento delle allergie che si è registrato negli ultimi decenni. Più che il nostro sistema immunitario ‘in ozio’ a causa del minor numero di batteri è la combinazione tra pollini e agenti inquinanti nell’atmosfera a determinare l’aumento delle pollinosi allergiche. Ecco spiegato l’aumento delle allergie in concomitanza con quello dell’inquinamento. Se poi ci aggiungiamo che non piove e che per questo le polveri e i pollini non vengono lavati via ma continuano ad essere riciclati nell’aria che respiriamo è da prevedere che la stagione entrante sarà piuttosto problematica per gli allergici.