La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno fatto una selezione impietosa dei bisogni. Appena il Covid aveva fatto la sua comparsa è si stava chiudendo tutto la prima cosa cui la gente ha pensato è quella di non restare senza cibo. Poi, prese le misure, non si sono più visti, come mi primi giorni, i carrelli dei supermercati pieni di generei di prima necessità. Ma resta il fatto che il cibo, bisogno essenziale, è stato il primo pensiero di molti se non di tutti.
Con la guerra in Ucraina s’è imposto all’attenzione della gente come bisogno essenziale quello dell’energia. La possibile mancanza di gas e di elettricità, che poi non s’è verificata, ha reso evidente a tutti quanto ne siamo dipendenti.
La siccità ha poi ricordato all’uomo che è l’acqua, prima d’ogni altra cosa, l’elemento di cui abbiamo bisogno. Di acqua, almeno dalle nostre aperti, ce n’è sempre stata in abbondanza e nella nostra cultura è qualcosa che viene dato per scontato che ci sia. Ed è questo uno dei principali motivi che se n’è fatto e se ne fa anche spreco. Nella vita di tutti i giorni, come nella gestione delle reti idriche, come in agricoltura, dove finisce il 90% dell’oro blu.
La qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti è buona. Qui a Verona è un po’ troppo ’dura’ cioè calcarea. Ciò ha il vantaggio di legare bene il sapone quando ci laviamo permettendoci di sciacquarci meglio, ma crea qualche problema nel berla e agli elettrodomestici con le inevitabili incrostazioni. Ma tutto sommato l’acqua di Verona è una buona acqua. Soprattutto quella dalle parti di Montorio, zona ricca di sorgenti. Tuttavia l’acqua molti preferiscono l’acqua minerale, perché non si fidano di quella del rubinetto. L’Istat ha appurato che questo è l’atteggiamento del 29,4% degli italiani. Dato che raffrontato con quello di vent’anni fa 8 40,1%) dimostra che gli italiani oggi si fidano di più dell’acqua del rubinetto. Ma il dato ha delle differenze territoriali notevoli. E’ nel sud dove più della metà della gente si fida di meno a bere ‘acqua del sindaco’: in Sicilia (61,7%), in Calabria (51,1%) e in Sardegna (48,6%). Mentre è nel Nord-est chi non si fida è solo un 17,3%.
E questa tendenza è un bene, perché, come si sa, l’uso dell’acqua minerale implica un consumo di bottiglie di plastica che potrebbe essere risparmiato.