Fu suicidio o omicidio la morte di David Rossi il 6 marzo 2013 volato giù da una finestra di Rocca Salimbeni a Siena? «Io non penso nulla.» L’avvocato Giuseppe Mussari, ex presidente di Banca Mps è perentorio davanti ai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte dell’ex manager senese. Quasi agnostico quando gli chiedono che idea si è fatto sul decesso di Rossi, che l’ex banchiere aveva voluto accanto a sé come capo della comunicazione prima alla Fondazione Mps e successivamente in banca perché «era il più bravo di tutti». Poi, sì erano amici. E che amici. Poi, commuovendosi, dice: «Per capire cosa è successo bisogna tornare a quei giorni, a quel clima d’odio che si respirava a Siena». Un’atmosfera di sospetti e recriminazioni, di accuse e di delazioni, di monetine che, come per Craxi vent’anni prima fuori dall’Hotel Raphael, non mancarono nel febbraio del 2013 quando l’avvocato Mussari arrivò a Palazzo di Giustizia per essere interrogato.
A raccontare la storia di quegli anni, di quel clima, è ora attraverso gli appunti, i ricordi di riunioni e incontri vissuti in prima persona, ma anche con documenti inediti, Tommaso Strambi, l’ex capocronista della redazione senese del quotidiano «Qn-La Nazione», che di David Rossi era amico e con il quale, d’estate e d’inverno, all’alba correva lungo le strade della città toscana, nel libro “Siena, la sua banca e una scomoda verità”, (Baldini+Castoldi). Libro sarà presentato a Verona,venerdì 31 marzo alle 18.30 a LaFeltrinelli in via Quattro Spade, in un dialogo tra l’inviato dell’Espresso Paolo Biondani, lo stesso Tommaso Strambi ed Edoardo Bus, che sostituì Rossi alla guida della Comunicazione di Mps proprio dopo la morte del 2013 .
Pagina dopo pagina, Strambi racconta una Siena scossa dalle tante inchieste esplose in quegli anni (da quella sul dissesto nei bilanci dell’Università a quella sulle elezioni per il rettore, da quella sull’aeroporto di Ampugnano a quella sui conti dell’Asl, fino a quelle sul Monte dei Paschi). E capitolo dopo capitolo, con il taglio dell’inchiesta giornalistica, ma la scrittura del romanzo, Strambi si addentra nei vicoli medievali e nei crocicchi antichi di Siena, e ci aiuta a comprendere una città complessa e diffidente, difficile da scrutare.
Troppi sospetti, troppi veleni riecheggiano nei vicoli tra le mura medievali. Almeno fino alla notte di quel 6 marzo 2013. Quando quel corpo disteso per terra in un vicolo ha colpito tutti come un pugno in pieno volto. Per qualcuno la città ha, addirittura, perso la pietas. Tanto che ancora oggi, a dieci anni di distanza, quella morte continua a suscitare grandi emozioni, a dividere, a provocare dolore. E attraverso i ricordi e le parole degli amici Strambi ci racconta chi era davvero David Rossi: le sue intuizioni nel campo della comunicazione, le campagne legate al brand 1472, gli spot d’autore con Tornatore e Bellocchio, il recupero e la valorizzazione del patrimonio d’arte di Mps.
Ma anche il fallimento della politica di quella città che si incartò su se stessa logorata da antichi e viscerali odi. Per, poi, affrontare gli errori, le polemiche delle inchieste e le ricostruzioni ‘fantasiose’ che si sono rincorse in questo ultimo decennio. Svelando, infine, “una scomoda verità”: il ‘punto fermo’ fissato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta della scorsa legislatura presieduta dall’onorevole Pierantonio Zanettin. Ne esce un ritratto collettivo che Tommaso Strambi tratteggia con lucidità e con equilibrio, ma anche con la sagacia di chi non si accontenta dello storytelling conformista.