L’Italia spende per la ricerca in sanità meno della metà di quando raccomanda l’Europa: l’1,43% invece del 3% del Pil. Se a questo aggiungiamo che per il Ssn spende la metà della media europea non è che come cittadini possiamo sentirci molto garantiti.
Eppure è stato detto e ridetto che i soldi destinati alla salute non sono una spesa, bensì un investimento. Un paese sano produce di più e s’ammala di meno. La Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi spiega che un euro investito in uno studio clinico ne fa risparmiare quasi 3 al Ssn. Complessivamente sarebbe di miliardi la cifra risparmiata se a sanità e ricerca venissero destinate le risorse che meritano. Il Covid non ha insegnato nulla. Lo sa bene il ministro della Salute Orazio Schillaci che è su questa linea. Il problema è il contesto politico generale del governo che non pare avere le medesime priorità. Bisogna anche considerare che una parte importante della ricerca e della sperimentazione viene svolta dalla industrie farmaceutiche. Ma anche qui c’è da osservare che nel nostro paese il finanziamento pubblico a sostegno di questa attività è carente.
Ciò nonostante i risultati non mancano. La ricerca, specie in ambito oncologico, ha portato a dei risultati molto positivi. L’80% dei bambini ammalati di tumore, come spiega Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e anche il 75% degli adulti con tumori ematologici guarisce o ha una lunga sopravvivenza, come osserva Paolo Corradini, Presidente della Società Italiana di Ematologia.