“È a dir poco tragico il bilancio delle morti sul lavoro in Veneto nel primo bimestre del 2023. Stiamo parlando di 12 vittime, delle quali 9 sono state registrate in occasione di lavoro e 3 in itinere. In totale sono 3 decessi in più dello scorso anno. Un’emergenza che porta il Veneto al terzo posto in Italia per numero di vittime in occasione di lavoro dopo la Lombardia (14) e il Piemonte (10). Ma, ciò che preoccupa ancor più è l’ingresso del Veneto per la prima volta in zona rossa, ovvero quella in cui l’incidenza di mortalità è la più elevata rispetto alla media nazionale. Come dire: l’area in cui si indossa la maglia nera per la sicurezza sul lavoro”. È un incipit drammatico quello che si definisce nelle parole di Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre nel presentare l’ultima elaborazione realizzata dal proprio team di esperti.
Ancora una volta il Veneto si trova a fare i conti con una sconfortante proiezione delle morti sul lavoro entro i propri confini. Accanto ai numeri assoluti, però, l’Osservatorio mestrino pone i dati ben più significativi e drammatici in questo primo bimestre sull’incidenza della mortalità.
L’Osservatorio mestrino elabora da oltre 14 anni la mappatura del rischio di morte sul lavoro, e da tre anni divide l’Italia a colori alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica. Ed è proprio da questa analisi che arriva il dato più sconfortante per la regione, come già sostenuto da Mauro Rossato.
La zona rossa, quella in cui è entrato il Veneto da febbraio 2023, è la zona che raggruppa le regioni con l’incidenza di mortalità sul lavoro tra le più elevate a livello nazionale. In sostanza, a fine febbraio 2023 il rischio di infortunio mortale in Veneto (4,2 morti per milione di occupati) risulta superiore rispetto alla media nazionale (pari a 3,2). Nel dettaglio poi, a fine febbraio del 2023 sono 4 le province venete che si trovano in zona rossa: Rovigo (incidenza di mortalità pari a 21,5), Padova (incidenza di mortalità pari a 7,3), Treviso (5,3) e Verona (4,8). Notevolmente più alte, dunque, sia rispetto alla media regionale (4,2) che a quella nazionale (3,2). Ed è Padova a far registrare il maggior numero di vittime in Veneto (4), seguita da Verona (3), da Rovigo e Treviso (2) e da Venezia (1).
Alla fine del primo bimestre 2023 le denunce di infortunio totali sono diminuite del 29% rispetto alla fine di febbraio del 2022: erano 14.597 e ora sono 10.359. Quello delle Attività manifatturiere è il settore più colpito in occasione di lavoro (1.756 denunce), seguito da Sanità (483; oltre 2500 in meno rispetto a febbraio 2022); e sono 483 anche quelle registrate nel Commercio. Mentre nelle Costruzioni sono 473 e nei Trasporti 441.
Queste forti diminuzioni rispetto al 2022 sono conseguenti alla riduzione del numero di infortuni per Covid. La provincia di Verona è ancora quella con il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 2.075. Seguono: Vicenza (2.049), Padova (1.983), Treviso (1.863), Venezia (1.606), Belluno (415) e Rovigo (368). Infine, sono 3.551 le denunce delle donne lavoratrici e 6.808 quelle degli uomini. Le denunce dei lavoratori stranieri sono 2.585 (circa una denuncia su quattro).