Gli italiani spendono 8 miliardi all’anno per curarsi i denti. Il Ssn 85 milioni. Da questa sproporzione risalta un fatto: le cure dentali uno se le deve pagare di tasca propria.
Il dato, riferito al 2019, è del documento “Revisione dell’accesso alle cure odontoiatriche nel SSN” del Consiglio Superiore di Sanità.
Se ne deduce che lo stato copre poco più dell’1% dei bisogni odontoiatrici. Con l’acquisto dei farmaci quella per il dentista è la voce più pesante nella spesa sanitaria che ogni anno affrontano le famiglie: 40 miliardi.
Nel documento ci sono delle proposte per allargare cure dentistiche erogate dal Ssn. Tra queste la revisione del nomenclatore tariffario, l’inclusione nei Lea delle protesi dentarie per alcune categorie, l’estensione di alcune prestazioni durante la gravidanza. Ma siamo sempre nel campo delle buone intenzioni. Se non ci sono risorse sufficienti per far girare l’intero sistema come si dovrebbe, se mancano medici e infermieri, se il bilancio della sanità è permanentemente in rosso per il semplice motivo che non vengono stanziati abbastanza finanziamenti per il sistema, come si può pensare di allargare la platea dell’utenza alle cure dentistiche?
Dal punto di vista del principio universalista sarebbe più che giusto. Ma allora il governo deve scegliere dove orientare la spesa: se si devono trovare 8/10 miliardi all’anno per estendere alle cure odontoiatriche le prestazioni del Ssn, deve decidere dove tagliare.
Allo stato c’è solo una piccola porzione della popolazione che può accedere ad un numero limitato di cure odonto-stomatologiche del Ssn, come bambini o categorie fragili dal punto di vista sanitario o economico.
Perciò sono moltissimi quelli che rinunciano a curarsi. Risulta dal documento che degli italiani con più di 15 anni nell’ultimo anno il 5,7% non è andato dal dentista per motivi economici, e solo il 4,5% e il 5,7% degli over65 si sono fati curare dal Ssn.
Il 51% della popolazione italiana ha avuto almeno una prestazione odontoiatrica. Il 92% si è curato privatamente. Il che significa che le cure dentistiche sono, a parte le categorie protette, tutte a carico delle famiglie.
La volontà espressa dal documento del Consiglio Superiore di sanità sarebbe di allargare i criteri di accesso al Ssn per l’odontoiatria, ma, tanto per fare un esempio, tutta la parte protesica, che è quella che incide di più nei costi, è esclusa dall’elenco dei Lea odontoiatrici. L’idea sarebbe di fornire ai pazienti edentuli delle protesi mobili fissate con almeno due ancoraggi. Ma siamo sempre nell’ambito delle idee. Tra il dire e il fare c’è di mezzo che l’Italia spende per la salute solo il 6,1% del Pil.