Ieri la giunta regionale ha approvato all’unanimità la delibera che stabilisce che il Centro pubblico per la disforia di genere, ossia il cambio di sesso, in Veneto sia istituito a Padova presso l’azienda ospedaliera universitaria integrata.
Viene così attuata la legge regionale 22 del 1993 che stabilisce che
“il Servizio sanitario regionale fornisce l’assistenza medico-chirurgica complessiva necessaria alla rettificazione di sesso nei casi autorizzati con sentenza del Tribunale”. Doveva entrare in vigore dopo 30 giorni. Invece sono passati 30 anni per la difficoltà di individuare le strutture sanitarie adeguate a espletare questa funzione. Una funzione non semplice, che richiede delle competenze interdisciplinari che vanno dall’urologo al ginecologo, dal chirurgo allo psicologo all’internista.
L’assessore alla Sanità precedente, Luca Coletto, aveva cercato di attuare la legge ed aveva stanziato i fondi necessari per farlo presso un clinica privata di Abano, ma al momento dell’approvazione della delibera Elena Donazzan s’era opposta in sede di Giunta regionale, sollevando un caso politico.
Ieri invece la rappresentante di FdI nell’esecutivo di Zaia ha votato a favore pur riaffermando «la contrarietà alla ideologia gender, alle pratiche violente di imposizione di un pensiero unico».
L’approvazione della delibera per rendere esecutiva la legge del 1993 è praticamente un atto dovuto, in quanto, come chiarito dal direttore generale dell’Aoui di Padova Giuseppe Dal Ben «le prestazioni erogate dal Centro sono obbligatorie per legge, inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Se non le erogassimo potrebbe essere intrapresa dai pazienti un’azione giudiziaria e lo dovremmo fare forzatamente». Il centro sarà operativo entro l’estate.
Adesso la polemica si è trasferita su un altro livello, cioè sulla possibilità di congelare gli ovuli per le donne che cambiano sesso.
“Le donne che intendono diventare uomini – ha dichiarato Dal Ben all’Ansa – non congelano alcun ovocita, almeno in Veneto. Le notizie apparse sulla stampa appaiono destituite di ogni fondamento. Le uniche pazienti che possono congelare i propri ovociti, per preservare la fertilità, sono quelle in cura oncologica”.