Non ci stanno i genitori dei bambini morti per infezione da citrobacter all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona per i quali l’indagine della Procura ha deciso l’archiviazione. Secondo gli inquirenti, che hanno indagato per omicidio colposo, lesioni colpose gravi e gravissime Paolo Biban, ex direttore della Pediatria, Francesco Cobello, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria, Chiara Bovo, ex direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda, direttore medico ospedaliero, Evelina Tacconelli, direttore di Malattie infettive, Giuliana Lo Cascio, ex direttore di microbiologia e Stefano Tardivo, risk manager dell’azienda ospedaliera, le responsabilità sono limitate solo all’ultima fase dell’infezione da citrobacter nel reparto di Terapia intensiva neonatale e pediatrica tra il 22 febbraio e il 30 maggio 2020. Durante quel periodo la direzione dell’Ospedale non fece riunioni del Comitato infezioni ospedaliero e della commissione multidisciplinare ospedaliera, né alcuna sorveglianza attiva e il monitoraggio ambientale.
La decisone della Procura non é piaciuta ai genitori degli altri tre bambini morti nelle due fasi precedenti. In particolare Francesca Frezza, madre di Nina, che per prima aveva denunciato il caso, contesta la decisione di dividere in tre fasi il periodo dell’infezione e di conseguenza le responsabilità. In questo modo infatti le morti di sua figlia e di altri due neonati sarebbero archiviate non ravvisandosi alcuna responsabilità nei sanitari e nella dirigenza dell’Ospedale. «Che senso ha?» si chiede Francesca Frezza che ha dato mandato al suo legale di valutare se impugnare l’archiviazione.