Non era mai successo da quando, cento anni fa, era stata messa in commercio negli Stati Uniti. L’insulina, farmaco indispensabile e salvavita per coloro che hanno il diabete di tipo 1 e in certi casi importante per quelli che hanno il diabete di tipo 2, comincia a mancare, specialmente nei paesi poveri. Non siamo per fortuna a livelli di allarme, ma sarebbe meglio prendere provvedimenti per tutelare in ogni caso il mezzo miliardo di diabetici che ci sono al mondo, di cui 4 milioni in Italia.
Mentre per il diabete di tipo 2 è essenziale la prevenzione, che consiste in stili di vita e abitudini alimentari sani, per il diabete di tipo uno l’insulina è indispensabile perché serve far entrare il glucosio nelle cellule. Senza non si può vivere. L’iperglicemia è il segno fondamentale che uno è diabetico. Nel diabete di tipo 1 il pancreas non è in grado di produrre insulina e quindi dev’essere introdotta con una terapia sostitutiva che dura per tutta la vita. Nel diabete di tipo 2 il pancreas, spesso per esaurimento dato da abitudini alimentari sbagliate, non ne produce in quantità sufficiente, però è possibile controllarlo con farmaci diversi dall’insulina chiamati ipoglicemizzanti.
Col il miglioramento delle condizioni generali di vita e con l’introduzione alimentare di troppi zuccheri i casi di diabete sono aumentati a dismisura. E di conseguenza anche la richiesta d’insulina. Si prevede che il fabbisogno salirà di oltre il 20% nei prossimi 12 anni. Secondo uno studio della prestigiosa rivista scientifica Lancet nel 2030 ad averne bisogno saranno a livello planetario 79 milioni di persone. Se non sarà programmata una produzione sufficiente saranno in molti diabetici a trovarsi in difficoltà e a rischiare la vita, soprattutto per i paesi poveri privi di un sistema sanitario che ne garantisca la distribuzione gratuita com’è in Italia. Ma anche in alcun in di quelli ricchi, come negli Stati Uniti, dove i diabetici l’insulina se la devono pagare e il 75% deve indebitarsi. Ed è per questo che alcune industrie hanno deciso di ridurre il prezzo.
Intanto la ricerca sul diabete sta andando avanti e, partendo dall’assunto che il diabete di tipo 1 sia di origine auto-immune, si sta studiando la possibilità di incapsulare le cellule beta delle isole del Langerhans del pancreas che producono insulina inserendole nel fegato o nell’addome, in modo che gli anticorpi non le possano distruggere e garantendo così la produzione dell’ormone.