Proprio ieri, commentando il Def approvato dal Consiglio dei Ministri, L’Adige metteva in evidenza che ancora una volta le risorse destinate alla salute degli italiani sono insufficienti.
Neanche a farlo apposta in giornata la presidente della Corte Costituzionale  Silvana Sciarra che nella sua Relazione annuale ha affermato che «la persona e la sua salute occupano un posto centrale”. Ed ha specificato: «I principi di finanza pubblica devono dunque essere letti in armonia con la tutela dei diritti e il soddisfacimento dei bisogni delle persone, tutela che non può non coinvolgere, nel rispetto delle specifiche sfere di competenza, sia lo Stato sia le Regioni».
Come non mettere in relazione la presa di posizione della Consulta con il Def appena approvato?
Il Documento di programmazione economico finanziaria è quello che stabilisce la linea del governo dei finanziamenti alla sanità per i prossimi tre anni. Ed è da questo documento che si può rilevare se “i principi di finanza pubblica” sono “in armonia con la tutela dei diritti e il soddisfacimento dei bisogni delle persone”. Ciò significa che devono garantire anche la salute che  delle persone è un diritto e un bisogno primario.
Con la quantità di finanziamenti destinati alla salute da questo e dai governi precedenti c’è una quota importante degli utenti del Ssn costretta a ricorrere a diagnosi e cure privatamente ed a pagare di tasca propria queste prestazioni per un valore di 36 miliardi di euro su una spesa sanitaria complessiva del Ssn di 136 miliardi. Dati del 2022. E’ evidente che anche con questo Def  “i principi di finanza pubblica” non sono “in armonia con la tutela dei diritti e il soddisfacimento dei bisogni delle persone”. Lo dice la presidente della Corte Costituzionale, non L’Adige.
Il cittadino comune che è costretto a pagarsi la Tac, la risonanza magnetica o la visita specialistica per non attendere mesi in lista d’attesa per soddisfare un bisogno primario com’è quello della salute, non può accettare che i soldi pubblici vengano destinati ad altri capitoli di spesa non primari. Da ieri sappiamo che ciò non solo non è giusto, ma non è nemmeno costituzionale.