(Di Gianni Schicchi) “Sono cresciuto ascoltando l’electro-pop. Suonavo anche in una band e all’università di Birmingham sono venuto a contatto con la musica elettroacustica: l’approccio del classico contemporaneo con la musica elettronica. Ciò ha determinato un’apertura personale verso un universo del tutto nuovo che mi ha consentito di capire che con l’elettronica potevo potenzialmente creare qualsiasi tipo di suono avessi immaginato”.
Così ama definire il suo stile di compositore, Gabriel Prokofiev, nipote del grande Sergei, prossimo ospite de I Virtuosi Italiani al Ristori, giovedì 20 aprile alle 20 (dove ha garantito la sua presenza), che proporrà il suo “Dante Concerto”. “Echi danteschi” è infatti il titolo della serata, che avrà pure la partecipazione del flautista Massimo Mercelli e la direzione di Aldo Sisillo. Gabriel Prokofiev oltre a comporre si dedica alla produzione. È un Dj (anche se non lo ritiene una professione importante) e direttore artistico, che dalla natia Russia si è ormai trasferito definitivamente in Inghilterra.
“Mi sono buttato nella composizione per orchestra, rendendomi conto dell’ampiezza e della ricchezza del suono che può esprimere, relegando l’elettronica alla stretta necessità, che se ben usata può arricchire d’immaginazione la tavolozza dei suoni. Mio padre mi ha fatto conoscere, concerti, balletti ed opere del nonno, così ne ho appreso bene la dimensione musicale, divenuta parte integrante della mia formazione, come pure l’uso del colore, il senso spiccato del ritmo, della melodia, alternati a momenti di intimità e malinconia in cui credo si possano rintracciare elementi dello stile del nonno. Poi nel 2004 decisi di fare un concerto classico in un night-club perché desideravo portare la musica classica in un contesto informale, per raggiungere nuovo pubblico. Cercavo un dj che mettesse della musica tra un set classico e l’altro, ma non trovandolo l’ho fatto io. Negli anni l’ho ripetuto in diverse circostanze, spesso per creare un’atmosfera, per condurre la sala a muoversi su suoni inusuali e non convenzionali, per rompere con l’ordinario”.
Nella serata ci sarà anche un brano in prima assoluta che aprirà il complesso concerto del Ristori, “Infiniti universi” di Claudio Scannavini, che nasce invece da una personale suggestione offertagli dal noto Teorema di Schrödinger. “Questo brano – racconta il compositore bolognese – nasce dalla necessità di osservare un piccolo inciso iniziale che passa attraverso continue elaborazioni, una musica che non tende a raggiunger un obiettivo, ma si avvita su se stessa, come d’altronde spesso capita a noi umani. Infiniti universi sonori che ci appaiono e che sembriamo riconoscere, ma che poi scivolano via: universi sonori che sono solo immaginati. Crediamo di trovare conforto nel riconoscimento dei tratti più comuni dei linguaggi compositivi, ma in realtà appena presa coscienza di dove siamo, questa ci sfugge tra le mani, trasformandosi subito in qualche cosa d’altro. Se è vero che la musica come altri “linguaggi” può servire a mettere in guardia sul presente, questo brano vuol suggerire che stiamo guardando dal lato sbagliato dell’obiettivo. Invece che ingrandito, il mondo ci appare lontanissimo e fuso ad altre realtà, non meno concrete dell’universo a cui apparteniamo”.
In programma è previsto pure il Concerto per flauto n. 2 del contemporaneo Michael Nyman mentre in chiusura I Virtuosi Italiani affronteranno la celebre Serenata per archi in mi maggiore Op. 22 di Antonin Dvoràk.