(Di Matilde Anghinoni) Medaglia d’argento a Montréal nel 1976 e a Los Angeles nel 1984, campionessa olimpica 1980 a Mosca, primatista mondiale nel salto in alto con 2,01 nel 1978.
Sara Simeoni voleva fare la ballerina, volteggiare sulle punte nella tanto amata Arena di Verona. Ma le sue gambe, troppo lunghe per un jété, la portarono invece a saltare ancora più in alto, fino al primato dei 2.01m.
Brescia, 4 agosto 1978. Era un pomeriggio caldo quando Sara Simeoni tentò il 2,01m. Alcuni tecnici le avevano già consigliato di fermarsi a 1,98. Allo stadio di Brescia c’era molta gente ma pochi giornalisti, solo qualche testata locale. Mentre i giornali puntavano le telecamere sull’atletica maschile a Venezia, la Simeoni batteva il precedente record staccando 2,01m. Stava già rialzando l’asticella di altri 2 centimetri quando la folla le si gettò addosso. La regina dell’atletica stava rivoluzionando il salto in alto, portando al centro dell’attenzione una categoria fino a quel momento in ombra. Un record che doppiò nello stesso mese anche a Praga.
Il coronamento del sogno avvenne poi con i Giochi Olimpici. Era l’epoca del grande mito delle Olimpiadi, quando i Mondiali ancora non esistevano e gli Europei avvenivano ogni quattro anni. Nel 1980 Sara Simeoni tenne incollati ai televisori milioni di italiani portandosi a casa l’oro.
Nel 2014, in occasione dei 100 anni del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano), venne eletta “Atleta del Centenario” insieme a Alberto Tomba. Oggi compie 70 anni l’azzurra più titolata della storia. La rivoluzionaria dello sport, come la definì lo storico dello sport Sergio Giuntini, partita da Verona e approdata in tutto il mondo.