(di Elio Insacco) Sembra che il governo abbia finalmente scoperto l’esistenza dei medici e il loro disagio. La fuga all’estero non è riferibile solo a una presunta maggiore retribuzione, in Italia ancora più che dignitosa.
La fuga spesso esprime esigenze professionali e riconoscimenti di onorabilità collettiva, non sempre garantiti in questa nostra Patria. Difficile recuperare l’orgoglio antico e l’onorabilità della professione medica, frequentemente tormentati in anni recenti.
Per anni la solitudine di singoli Medici è stata sfruttata per provare a fare un po’ di soldi, con accuse per lo più pretestuose. Tutta colpa della Sindrome da risarcimento, di sciagurata importazione americana, a causa della quale circa l’80 % dei medici italiani in questi ultimi venti anni è stato trascinato in tribunale. Con esiti sconvolgenti per l’equilibrio professionale e la vita affettiva privata.
I procedimenti accusatori, specialmente se vissuti dal medico come ingiusti, diffamatori e pretestuosi, inducono un comprensibile trauma psicologico.
Nei frequenti incontri con medici ospedalieri e del territorio ho riscontrato una sofferenza diffusa, una rassegnazione silenziosa, un’amarezza, un timore che altera il naturale rapporto fiduciario con il paziente.
Dopo lunghi processi, con esiti frequentemente assolutori, residuano talora carriere distrutte, professionalità rovinate, personalità disfatte.
L’Ordine dei Medici, ancorché sollecitato a intervenire, si defila ‘per non intralciare il corso della giustizia’, ignorando che talvolta una serena valutazione etico/morale/professionale, esprimerebbe solidarietà.
Le Organizzazioni sindacali, di nobile memoria ma di sventurata evoluzione per la categoria medica, quando coinvolte, un tempo si attivavano con celerità, mettendo a disposizione gli uffici legali e seguendo l’intero corso giudiziario fino a sentenza. Ora attendono.
Il medico accetta l’esito finale come una liberazione e si accontenta di rinunciare a qualsiasi rivalsa pur di recuperare la serenità.
Diventa allora una sacrosanta esigenza, per il corretto operare professionale, pretendere per tutti gli attori che lo hanno, a vario titolo, accusato, una umana indignazione. Non importa che si tratti di pazienti istigati da parenti per pretese spesso sciagurate. Devono risponderne anche gli avvocati che suggeriscono azioni diffamatorie, per esigenza di vile danaro.
Recuperare l’onorabilità professionale infangata, restituire equilibrio e tranquillità interpretativa e decisionale al medico, è cosa ardua tale è il danno prodotto.
La medicina non è una scienza esatta. E’ in continua evoluzione diagnostica e terapeutica. Il Medico non è il depositario esclusivo della salute universale, non ha ruoli divini: ha semplici conoscenze umane. Non può rispondere di colpe non commesse e non può essere responsabile di tutti i guai della sanità. Le complicanze esistono, gli imprevisti sono possibili. Cosa spinge allora molti pazienti a rompere il reciproco rapporto di fiducia per un odioso confronto in tribunale?
La Sindrome da risarcimento: il tentativo, la prospettiva di un qualsiasi guadagno, seppure meschino.