Tra il 14 e il 20 aprile si sono registrati in tutt’Italia 27.982 nuovi casi di Covid, il 28,5% in più rispetto alla settimana precedente. Ci sono stati anche 191 morti, il 48,1% in più rispetto alla settimana precedente.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva sale all’1%, come quello dei ricoverati in area medica ( 4,5%).
Lasciamo perdere i dati relativi all’’incidenza settimanale, l’Rt e l’indice di trasmissibilità che, come i casi di positività hanno perso molto del loro valore rispetto ai tempi della pandemia. Sono sempre meno infatti coloro che, pur avendo sintomi come febbre, raffreddore, tosse, mal dio gola si recano in farmacia o alle Aziende sanitarie a fare il tampone per verificare se sono positivi o meno. Ormai i più si comportano come se avessero una normale influenza e questo falsa al ribasso le statistiche sui nuovi casi e sui vari indici.
Meglio allora basarsi su dati oggettivi, cioè su quelli che non possono essere falsati da alcunché. E questi sono i ricoveri e i decessi. Questa sì che fanno testo per capire com’è l’andamento dei contagi, anche se sono una verifica a valle, in quanto a monte non c’è più quel rigore che ci poteva essere in piena pandemia, quando l’infezione produceva danni molto più gravi.
Tuttavia un’idea ce la si può fare. 191 decessi di Covid in una settimana sono quasi duecento morti. Molti di più, tanto per frae un paragone che renda l’idea, di quanti civili sono morti nello stesso periodo nella guerra in Ucraina.
In Italia il totale dei deceduti per Covid è di 189.582. Cifra che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è calcolata al ribasso e che sarebbero invece attorno ai 250 mila.
Questo non per allarmare né per enfatizzare un problema che percepiamo tutti come superato. Ma che esiste. Altrimenti 191 persone non sarebbero morte.