(di Stefano Cucco) Fino al 29 aprile nella galleria Luogo Arte Contemporanea di via Giosuè Carducci a Verona è aperta al pubblico “Enclave”, mostra personale dell’artista cinese Tao Han, che ben rappresenta la propensione concettuale e creativa del nuovo spazio espositivo per la cultura e la sensibilità orientale. Questa mostra, curata da Lisangela Perigozzo e Mengyin Wang, si configura come un’enclave mistica e poetica nel tempo e nello spazio, un luogo, appunto, di meditazione sul destino dell’uomo considerato nel suo essere parte costitutiva dell’universo.
L’artista si avvale della pittura come linguaggio archetipico nel tentativo di evocare una reminiscenza nello spettatore, invitandolo a una contemplazione spirituale, morale e dei valori. L’affinità tra le culture e le religioni di Oriente e Occidente permette a Tao di individuare un percorso concettuale in cui la pratica pittorica diviene un mezzo per costruire un nuovo rapporto tra presente e tradizione. Intervenendo sul livello semantico del termine “enclave” con la sostituzione di due caratteri omofoni, così da passare dalla traduzione letterale iniziale “la terra del volo” a “non qui” Tao Han introduce il concetto di “vuoto”, che nella filosofia orientale derivante da taoismo e buddismo rappresenta la condizione necessaria per l’accadere di ogni avvenimento.
Sulla superficie pittorica l’artista riproduce il vuoto primordiale, comune a ciascun essere vivente e presupposto essenziale per ogni sua trasformazione. Le sue tele sono portali insondabili che conducono al principio e alla fine di ogni cosa, in cui le forme e le linee dorate che le attraversano fungono da guide sospese, e allo stesso tempo con la loro aura sacrale rievocano reliquie, tombe e templi. Lo stato di impermanenza del corpo fa sì che esso ritorni al nulla, in un esito che accomuna tutti, a prescindere dai diversi precetti culturali. Qui si rivela l’approccio nichilista di Tao, concepito come il riconoscimento della natura fallimentare degli uomini sia come collettività sia come individui, e analogo al tragicismo dell’epica greca. La figura dell’eroe tragico risulta estremamente moderna, poiché incarna l’uomo diviso tra libero arbitrio, volere divino, necessità storica, responsabilità e colpa. In un contesto globale imperniato su costrutti sociali sempre più precari e sofisticati, l’artista esorta a una riflessione sulla necessità di dedicare più tempo al vuoto inteso come liberazione della mente, per ricollegarsi a se stessi e ai principi che governano il cosmo. Insomma, una distinta unità territoriale, culturale o sociale racchiusa all’interno di uno stato diverso da quello di appartenenza.
Tao Han (Jilin, Cina, 1993) vive e lavora a Milano. Studia pittura alla Minzu University of China (Pechino) fino al 2014 e, successivamente, si laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2016 e all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano nel 2019, diplomandosi con Ignazio Gadaleta. Nel 2018 firma il contratto con HUA Gallery di Londra. Dal 2018 espone in mostre collettive e personali, e nel 2022 partecipa alla prima edizione della Biennale di Todi. Di recente ha realizzato progetti come Null-Topia e Drifting among the wildflowers, rispettivamente a Torino (Paratissima) e a Verona (Artfarm Pilastro), oltre ad aver tenuto una mostra personale presso Lo spazio bianco a Milano nel 2022. Il suo lavoro attuale consiste in una combinazione di pittura, performance e installazione. La mostra è visitabile dal lunedì al sabato su appuntamento.