Da giovedì a sabato è in corso a Verona alla Gran Guardia il Congresso internazionale sulle allergie da farmaci, un fenomeno in aumento che interessa il 25% dei pazienti che assumono medicine e che ha anche una ricaduta economica negativa sul sistema in quanto provoca degli allungamenti dei ricoveri, con una maggior spesa per il Ssn, poiché vengono occupati posti letto che potrebbero essere usati da altri pazienti in linea d’attesa.
Sulle farmaco-allergie è in corso un dibattito fra gli ambienti scientifici internazionali fra allergologi, farmacologi, tossicologi e chimici di tutto il mondo. E in questo Congresso, che è il primo del genere che si svolge in Italia, ci sono esperti che provengono da tutte le nazioni del mondo, in particolare dal Giappone e dalla Corea, dove sono molto avanti in questo tipo di ricerca.
Gian Enrico Senna, responsabile della Clinica di Allergologia e Immunologia dell’Università di Verona, nonché past-president della Società italiana di Allergologia, spiega con molta chiarezza la differenza esistente fra gli effetti collaterali che può causare un certo farmaco e l’allergia che si può sviluppare nei suoi confronti.
«Gli effetti collaterali – spiega Senna- sono molto più frequenti delle allergie. Essi sono legati allo stesso meccanismo d’azione del farmaco assunto e sono quindi in un certo modo prevedibili. Invece le allergie non dipendono dal farmaco, ma dalla reazione individuale che un paziente può sviluppare nell’assunzione di una certa medicina. Una reattività che è perciò imprevedibile e quindi più pericolosa. Di solito si manifesta come l’allegria ai cibi. Con manifestazioni che vanno dall’orticaria fino allo shock anafilattico».
Patrizia Bonadonna, allergologa e immunologa dell’Aoui di Verona, sottolinea come uno dei temi del congresso sia la questione degli effetti indesiderati del vaccino contro il Covid. Dai dati emersi durante questi due anni si può dire che i benefici che ha datomi vaccino nella lotta ala pandemia siano di gran lunga superiori agli effetti indesiderati che ha dato in alcuni.
«Ma il leitmotiv del Congresso è il de-labeling,- precisa Patrizia Bonadonna- ovvero di togliere l’etichetta di ‘allergico’ a questo o a quel farmaco -soprattutto alle penicilline- a chi ritiene di esserlo senza che la sua allergia sia mai stata documentata scientificamente. Molte volte chi ritiene di avere avuto un fenomeno allergico ad un farmaco, non si reca tempestivamente a fare i test per verificarlo. Capita così che a distanza di tempo, dovendo assumerlo di nuovo, si trovi a farli a distanza di tempo, cosa che però a distanza di anni può produrre del falsi negativi».
«Per accertare se uno è o meno allergico ad un farmaco c’è modo di accertarlo ‘in vivo’, mediante i test cutanei. Ma oggi si sta studiando la possibilità di fare questo accertamento anche ‘in vitro’. E in questo – conclude Patrizia Bonadonna- sono molto avanti nella ricerca soprattutto i giapponesi e i coreani. Che sono presenti al nostro congresso».