Girolamo Savonarola, impiccato e bruciato sul rogo a Firenze il 23 maggio 1498 è il simbolo dell’ingiustizia per antonomasia. La sua vicenda umana, che può essere letta da varie angolature, è stata ricordata con una narrazione agile, chiara e facilmente comprensibile da Alberto Tedoldi, docente di Diritto processuale civile e di Diritto delle procedure concorsuali alle Università di Verona e di Milano in un saggio di poco meno di 150 pagine dal titolo ’Savonarola. Il profeta disarmato’ ed.Pacini.
L’autore ripercorre tutta la vita del frate, ferrarese di nascita ma veneto di origine, che ebbe però Firenze come teatro della sua attività di predicatore di un cristianesimo puro, povero, pacifico molto lontano da quello che era la Chiesa Romana di quel tempo, l’epoca delle signorie e di un papato legato più agli interessi mondani e al potere temporale. Da giurista l’autore descrive come allora andavano le cose della giustizia, governata dall’arbitrio dei potenti e da una violenza che andava dalla tortura come normale strumento d’indagine, al supplizio del condannato ed alla sua spettacolarizzazione. Tutti fatti inconcepibili a distanza di seicento anni, ma che, non bisogna dimenticarlo, continuano ad avvenire sulla faccia della terra.
Il libro è la narrazione del conflitto fra il potere e la libertà cui tende ogni uomo, ma che solo pochissimi perseguono a costo della propria vita. Libertà che s’estende anche nell’interpretazione della verità religiosa, che nel mondo cristiano era delegata solo ed esclusivamente alla Chiesa, pur se corrotta e dominata dalla simonia e dagli interessi materiali, oltre che da violenze e crimini di ogni genere. Una battaglia che solo pochi decenni dopo la morte del frate condusse vittoriosamente Martin Lutero. Le cose invece non andarono bene per Girolamo Savonarola.
Protagonista della ribellione in nome di questa libertà e del ritorno alla Chiesa delle origini è frate Girolamo che, forte solo della propria fede, della propria cultura e della propria determinazione, entra inevitabilmente in conflitto con il potere politico e religioso, specie quando, attraverso la sua straordinaria capacità comunicativa, riesce a raccogliere attorno a sé quel consenso che anche oggi spaventa chi comanda e decide. Un profeta disarmato, che proprio per questo viene facilmente annientato, processato, torturato, impiccato, bruciato sul rogo e i suoi resti dispersi nell’Arno, nel tentativo maldestro di una damnatio memoriae.
Ma la verità è la verità. E se è vero che è sempre il vincitore che scrive la storia, è anche vero che questo avviene solo in prossimità degli eventi. Poi, nel tempo, la verità viene a galla. E’ per questo che a Firenze, in pieno centro, nell’omonima piazza, nel 1873 venne eretto un monumento che onora la memoria del grande frate, proprio nella città del suo martirio. Ed è proprio per questo che a distanza di seicento anni vengono ancora scritti libri come questo di cui raccomandiamo la lettura.