Una batosta così, proprio nel momento più favorevole, quando lo Spezia, diretta concorrente, aveva perso e il Verona, anche con un semplice pareggio avrebbe potuto fare il sorpasso e raggiungere l’area salvezza, proprio non ci voleva.
Non ci voleva, non tanto perché si potesse pensare di giocarsela alla pari con l’Inter, la squadra che la momento è la più in forma del campionato. E non certo perché si potesse pensare che la salvezza la si guadagna battendo le grandi. Tutt’altro. Magari uno 0-0 sarebbe stato come una vittoria in una contingenza come questa. Oppure ci stava ed era prevedibile anche una sconfitta. Ma onorevole. Non in questo modo vergognoso. Perché una batosta di queste proporzioni rischia di mettere in discussione tutto quanto di buono l’Hellas aveva fatto nelle ultime giornate. Perdere 1-0 o 6-0 dal punto di vista della classifica non cambia niente. Ma può cambiare nella testa dei giocatori che domenica devono andare a Lecce a giocarsi un’altra partita chiave. A parziale attenuante la confusione che ha fatto la panchina. Dopo la prima mezz’ora, che il Verona aveva giocato onorevolmente creando anche un paio d’occasioni, la coppia degli allenatori ha avuto la genialata di cambiare modulo. Il cambio, unito all’autogol di Gaigh che ha avuto l’effetto di una doccia fredda, ha prodotto l’effetto che in sei minuti l’Hellas ha subito 3 gol: una disfatta soprattutto psicologica. Il resto non ha storia. La speranza è che la batosta subita sia come una botta in testa e che abbia l’effetto di un’amnesia retrograda e che i ragazzi gialloblu vadano a Lecce come se niente fosse successo in questa bruttissima serata. Appunto da dimenticare.