(di Bernardo Pasquali). Mafie del Nord, è il termine corretto che deve sostituire quello più utilizzato, “mafia al Nord”. E’ quello che è emerso dal delicato Convegno di ieri sera nella ricca e operosa pianura veronese, a Povegliano, in occasione del Terzo Festival del Giornalismo di Verona. Sono intervenuti il Direttore del Centro di documentazione ed inchiesta sulla criminalità in Veneto Gianni Belloni, Pierpaolo Romani, giornalista e coordinatore nazionale di “Avviso pubblico” e Luana De Francisco, giornalista per “L’Espresso” e “Il Messaggero Veneto”. Una sala gremita di persone ha testimoniato quanto il tema sia sentito ormai anche dai cittadini e dagli imprenditori di queste terre.
Le mafie del Terzo Millennio
Le mafie del Nord rappresentano l’evoluzione di un sistema ancestrale, nato nel IX secolo e transitato al nostro tempo con tecniche di infiltrazione e di consolidamento nella società che non hanno nulla a che vedere con i film de Il Padrino. “Oggi le Mafie – afferma Gianni Belloni – vivono pienamente il nostro tempo e si affidano a grandi professionisti provenienti dalla società civile, accondiscendenti, che le mantengono operose, contemporanee e sempre moderne. Le mafie del Nord sono una realtà affermata che da trent’anni hanno cambiato il senso stesso della parola Mafia, come si intende al Sud. Si sono adattate e, nei territori dove hanno trovato terreno fertile hanno consolidato i loro tentacoli”.
In Veneto uno spaccato inquietante
Si chiamano “cointeressenze”, come le ha definite il giudice Di Matteo. “Si tratta di fenomeni radicati di collusione – afferma Luana De Francisco. Le Mafie del Nord Est usano le aziende come “cavalli di Troia” per penetrare il territorio. Riescono a trarre profitti coinvolgendo silenziosamente il mondo della cooperazione, dell’imprenditoria locale, dei bancari e anche di chi ci dovrebbe tutelare arrivando fino a poliziotti, avvocati e magistratura. Si pensi che Bankitalia ha calcolato in 38 miliardi di euro la quantità di soldi illeciti “lavati” dalle mafie del Nord in operazioni illecite. La percentuale maggiore di aziende infiltrate da fenomeni mafiosi nl Nord – Est negli ultimi 10 anni si trova proprio in Veneto.
Il fattore Eraclea epicentro di una delle peggiori mafie del Nord Est
“E’ innegabile – afferma Gianni Belloni – la questione Eraclea è una degli epicentri della nuova mafia del Nord Est. Le mafie hanno come perno centrale del loro sviluppo le relazioni. Ad Eraclea si era consolidato un gruppo radicato profondamente nel territorio”.
La Cassazione ha affermato che quella operante ad Eraclea, affiliata ai casalesi, era una vera e propria associazione per delinquere di stampo mafioso e ha confermato la sentenza che ha inflitto complessivamente 130 anni di reclusione a 22 imputati, processati con rito abbreviato. Secondo gli avvocati della difesa degli imputati la Mafia del Nord non esisteva ma è stata creata dai giornalisti. Hanno anche affermato che Eraclea non era Casal di Principe, stizzendo non poco l’attuale sindaco del comune casertano, impegnato nella dura lotta alla Camorra.
Eraclea e il fenomeno della rimozione
“La Mafia del Nord, come tutte le mafie, tende ad assoggettare le altre persone, ed è una questione di classi dirigenti, come affermava Pio La Torre – sostiene Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico, nel suo intervento. La mafia ha a che fare con il potere ed esiste solo dove esiste ricchezza. Dal 1991 in Italia sono stati sciolti 268 Comuni per infiltrazioni delle mafie del nord. Bardonecchia è stato il primo al Nord nel 1995. In Veneto ci siamo andati vicini con Eraclea, la cui richiesta del Procuratore di Venezia è stata poi sospesa dal Ministro Lamorgese.
Questa sentenza della Corte Costituzionale ha insegnato qualcosa o il fenomeno mafioso rimane ancora relegato come questione secondaria? “Purtroppo – continua Romani – se si va a Eraclea le risposte di operatori, citttadini e amministrazione sembra quella di una rimozione forzata per salvaguardare turismo e attività. Ma in questo modo si fa il gioco delle cosche che su quel territorio operano. Il silenzio e la rimozione, sono le sole cose vogliono le Mafie del Nord, per potere riorganizzarsi e tornare ad operare invisibili”.
A Verona stato di attenzione dopo il 2015
Il 2015 è l’anno della convocazione della Commissioni parlamentare antimafia a Verona; è successo solo nel 2019 la seconda volta. Il territorio era funestato da incendi ed eventi dolosi a imprese del territorio. Le operazioni finanziari sospette in Veneto da quegli anni anni sono passate da 8000 a 10.000 e la prima provincia a esserne interessata è Verona. Le interdittive nei confronti di imprese veronesi dall’insediamento del Prefetto Donato, nel 2019, sono state una quarantina. Molti incendi degli ultimi anni sono stati collegati a rese dei conti e sabotaggi di imprese nel mirino e alcuni sono sotto indagine.
Purtroppo molte volte le aziende in crisi si liquidità o in cerca di supporto per nuove espansioni cercano il denaro facile. Come diceva Falcone “follow the money” e alla fine si arriva a tutti. Il fatto è che chi crede di usare i mafiosi come finanziare delle quali ci si possa sbarazzare dopo aver saldato il debito, si sbaglia di grosso. Ricatti, soprusi e richieste di servizi e denaro continuano senza una scadenza.
Azioni positive e nuova cultura giudiziaria
In veneto è cresciuta moltissimo la capacità investigativa e l’esperienza accumulata oggi si può dire di altissimo livello. Trent’anni non sono passati invano. Ma come affermano un pò tutti gli intervenuti al convegno, in particolare Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico: “Esiste ancora una certa parte della magistratura qui al Nord che non ha ancora la cultura giudiziaria necessaria per far applicare in maniera definitivamente efficace il 416bis”.
“Avviso Pubblico ha costituito dal 2020 con la Camera di Commercio di Verona la Consulta della Legalità che fa formazione continuativa su questi temi e adesso sta affrontando il fattore PNRR con tutti i prossimi appalti che arriveranno” – continua Romani. In questo settore sono molti i comuni che stanno facendo incontri e sottoscrivono accordio con la Guardia di Finanza per sorvegliare al meglio i partecipanti ai prossimi bandi del PNRR. Dopo le famigerate operazioni Isola Scaligera e Taurus dove si è evidenziato un radicamento trentennale della ‘Ndrangheta calabrese, l’attenzione deve rimanere alta, responsabile e deve coinvolgere di tutti noi cittadini.