‘Memoria cara’, pubblicato dalla Edizioni Scripta, è l’ultima opera di Sebastiano Saglimbeni, scrittore, poeta, docente emerito di materie letterarie, veronese d’adozione, profondamente siculo, non solo nell’accento che ha conservato pur vivendo in riva all’Adige da molti decenni, ma nell’inconfondibile modo di fare signorile, tipico di quel popolo, che non deriva dal denaro, ma da cultura secolare. Ed è questo il primo elemento che si capta nella scorrevole e nel contempo piacevole lettura del suo ultimo saggio, dedicato appunto alla memoria che, alla vetusta età dell’Autore, è una miniera ricca di ricordi della sua vita, ma anche di intelligenti valutazioni politiche e sociali, oltre che di puntuali citazioni dei classici della letteratura.

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Il saggio inizia parlando della casa, punto fermo dell’uomo da quando imparò a mettere assieme quattro pietre una sull’altra, luogo dell’intimità e rifugio. Casa dalla quale “si parte, comunque, ugualmente. Da che mondo è mondo uno si allontana da dove è nato e da dove ha fissato la propria dimora”. Ed è proprio quell’essere partito e andato lontano che riecheggia per tutto il libro con la memoria della terra natia, descritta nei termini e nelle condizioni sociali in cui era prima della Seconda guerra mondiale.

Saglimbeni ripercorre le prime esperienze d’insegnamento, lui che lo ha fatto sul serio e con passione, ma soprattutto con empatia nei confronti dei suoi allievi, cercando di trasmettere cultura. Tutt’altra pasta rispetto a quei “docenti malati di un nostalgico autoritarismo” che con il loro ottuso atteggiamento fanno odiare lo studio ai giovani e li allontanato dalla scuola. Scuola che l’Autore vede come strumento storico di riscatto dei deboli e dei figli dei poveri. Ed è qui che affiora la visione politica e sociale dell’Autore che, nell’estrema sintesi che richiede una recensione, attraverso la sua ‘memoria cara’, offre al lettore l’opportunità di comprendere come la cultura sia l’unico vero strumento di riscatto sociale.