(Di Gianni Schicchi) I Virtuosi Italiani, a conclusione della prima parte della loro stagione 2022-23, hanno ospitano al Ristori i colleghi della giovanile Filarmonica del Festival Internazionale Pianistico di Brescia e Bergamo per un concerto dedicato al popolo ucraino, diretto da una vecchia conoscenza di Verona: il maestro Pier Carlo Orizio, per anni docente di esercitazioni orchestrali al nostro Conservatorio Dall’Abaco.

Il pezzo forte proposto nella serata era una novità assoluta, il Concerto per pianoforte n°2 “From my Bookshelf” dell’ucraino Alexey Shor, arrangiato appositamente dal noto compositore e pianista russo Mikhail Pletnev. A fare da collante c’era poi il solista al pianoforte Federico Colli che si è assunto l’onere di completare il programma con l’aggiunta del Concerto n° 2 di Shostakovic.

Shor, immigrato in Israel nel 1991 ed ora definitivamente stabilizzato negli Stati Uniti, è un compositore molto prolifico e noto, con all’attivo già 5 concerti per violino, balletti e canzoni, praticati da diversi musicisti nel mondo. Il suo stile si affida totalmente alla tonalità, dove la struttura quadripartita dell’organismo tradizionale si fonde con una materia narrativa di chiara matrice russa. Il sinfonismo di Shor si dipana all’insegna dell’unità poetica e della coerenza, rintracciabile negli otto brani del suo From my Bookshelf, suddivisi tra: Cinderella, Don Chisciotte, Tom Sawyer, Quasimodo, Queen or Hearts, D’Artagnan, King Matt the First, Romeo e Giulietta. Musica piacevole, brillante, non pretestuosa che ripercorre generi ritmici già ascoltati, ma animati da una inquietudine interiore, con slanci e cadute improvvise, spesso ridimensionati nell’ambito di una soave malinconia, anche per una orchestra che vuol essere in secondo piano, come a creare un paesaggio lontano.  

Vi contribuisce all’esecuzione Federico Colli, un pianista roccioso che domina benissimo il suo strumento e che ha un forte istinto per la melodia e il ritmo, cioè per gli elementi antropologici del linguaggio. Sgargiante è l’articolazione discorsiva e la variata dinamica. Il pianista bresciano si è poi felicemente proposto nel Concerto n° 2 di Shostakovic, spiritoso intrattenimento che riprende nel primo tempo la tradizione del concerto militare e che nel dolcissimo, incantevole secondo movimento, sfiora l’atmosfera del piano bar, con un finale che espone anche un’eccitante danza popolare in cui cita burlescamente il primo esercizio del Pianista virtuoso di Charles Hanon. Nel 1957 un pezzo di tal genere parve in Occidente una offesa, non solo al buon gusto, ma all’Arte. Oggi il Concerto è un pezzo di repertorio che il pubblico mostra invece di gradire moltissimo. 

Federico Colli nel primo e terzo tempo ha mostrato una diteggiatura sorprendente, per forza e precisione, quasi forsennata, caricando il secondo tempo, l’Andante invece di una dolcezza e di una cantabilità tesa e sorprendentemente cristallina che gli ha fatto guadagnare il consistente consenso del pubblico. 

A metà concerto, una sorpresa: l’Intermezzo dalla Manon Lescaut di Puccini con cui il direttore Pier Carlo Orizio ha messo in evidenza le ottime qualità della sua giovane Filarmonica.