(Di Gianni Schicchi) Dopo tanti anni di assenza dalla basilica di San Zeno, I Virtuosi Italiani sono tornati ad esibirsi per un omaggio straordinario, del tutto particolare al Patrono. Il loro concerto è infatti coinciso con la celebrazione della tradizionale offerta dell’olio per la lampada al Santo, a cura dei Comuni del Vicariato della Valpantena/Lessinia e con un discorso rivolto alla città dal Vescovo Domenico Pompili.
Il concerto dell’ensemble veronese portava un titolo allusivo ai tanti capolavori lasciatici da Antonio Vivaldi: “Natura, Stravaganze e Follie” che ne riassumevano l’esuberante e intensa attività compositiva. Non potevano infatti mancare dal programma le ormai celeberrime “Quattro Stagioni” dell’op. VIII, il non meno noto concerto “Alla rustica” in sol maggiore e il Secondo concerto dell’opera 4 da “La Stravaganza”. Degno di citazione poi il vero omaggio al compositore costituito dalla scelta dell’op. 1 con la Sonata in re minore basata sul tema della “Follia”, sottoposto ad una serie di variazioni ricche di inventiva e di passaggi particolarmente brillanti e virtuosistici.
Tutte opere che valeva la pena far riascoltate per avere un’immagine sufficientemente completa dell’autore, con la sua imprevedibile fantasia e quel trascinante virtuosismo che sono un po’ il distintivo dell’arte vivaldiana. Delle Quattro Stagioni ci ha colpito specialmente l’equilibrio dell’Inverno, convincente per un taglio più omogeneo e meno esibito nei tempi veloci, mentre non poco suggestivo è risultato l’Adagio molto centrale, dominato dagli assorti arpeggi del clavicembalo, al di sopra delle note tenute in pianissimo dagli archi. Sostanzialmente ambivalente anche l’Autunno, dove i contrasti dei due movimenti estremi sono stati compensati dal bellissimo Largo delineato da un suono dolce e delicato.
Alberto Martini, maestro di concerto al violino e alla guida dell’ensemble ha puntato dritto alla struttura concertistica di ogni “stagione”, differenziando e caratterizzando alquanto gli interventi solistici, creando così diversi momenti in cui indugi e rubandi, in verità mai invadenti, ci hanno rammentato che, se ce lo fossimo dimenticato dalla lunga familiarità con il capolavoro vivaldiano, resta comunque il violino solista il vero protagonista di queste celebri pagine. In generale si può dire che c’è stata molta musicalità, colloquialità, comunicativa nella sua esibizione, suonata con gusto e timbrica squisita, usando naturalmente il vibrato e appena si è potuto, ritagliando oasi liriche nelle quali sono state evidenziate al meglio le capacità di cesello. Le aperture liriche sono state restituite con una certa libertà agogica, mentre più energetico e muscolare è apparso il tutti dell’ensemble. C’era insomma aria che circolava in questa interpretazione sempre nobile e variegata, dove I Virtuosi Italiani hanno mostrato flessibilità e notevole virtuosismo a cominciare dall’elettrico attacco dell’ultimo movimento dell’Estate, in cui tutto è risultato preciso come un orologio svizzero. Vistoso il successo della serata, salutato da scrocianti applausi del pubblico.