(di Stefano Tenedini) Il 2023 del manifatturiero veneto è iniziato con tre mesi di leggero rallentamento dell’attività nonostante la produzione delle imprese sia ancora di segno positivo (qui il nostro video). Ma si allontana però il rischio di recessione, mentre le stime per per Veneto e Italia migliorano anche rispetto a Francia e Germania. E Verona ha visto aumentare nel I trimestre la produzione del 4%, mentre il fatturato totale è in aumento del 6,2% (in relazione al mercato interno del 3,6%, e all’estero del 7,4%) e gli ordini sono stazionari con solo un -0,1%, trainati ancora dall’export con un +0,8%.

Sono i risultati dell’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere Veneto sul primo trimestre 2023, presentati a Verona dal presidente di Unioncamere Mario Pozza insieme al presidente dell’ente camerale di Verona Giuseppe Riello e ad Antonella Trevisanato dell’Area studi e ricerche di Unioncamere. Secondo l’indagine nel primo trimestre 2023 la produzione industriale ha segnato una variazione congiunturale destagionalizzata positiva pari a +1,1%. Il confronto su base tendenziale è pari al +2,2%, ben al di sotto rispetto al +4,5% della media del 2022. Gli ordinativi interni ed esteri registrano su base tendenziale una leggera diminuzione rispettivamente del -1,5% e del -2,3% (-0,2% e -0,4% nell’ultimo trimestre 2022). Il fatturato riporta un significativo aumento del 5,8%, ma su questo indicatore pesa ancora l’incremento di prezzo dei prodotti finiti.

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Migliorano cautamente anche le aspettative degli imprenditori, nonostante lo scarto fra i comparti dei beni di consumo, più penalizzati perché più esposti alla pressione sui prezzi. A livello settoriale le attività economiche in crescita rispetto ai primi tre mesi del 2022 sono le macchine elettriche ed elettroniche (+9,4%) e le macchine ed apparecchi meccanici (+7,5%). Registrano una variazione positiva ma meno marcata i settori delle altre imprese manifatturiere (+2,6%), determinata dalla performance dei prodotti farmaceutici, dell’alimentare e bevande (+1,3%) e dei metalli e prodotti in metallo (+0,6%). Le flessioni più ampie si evidenziano nei settori tessile-abbigliamento (-3,3%) e del marmo, vetro e ceramica (-3%).

Il rallentamento dell’attività produttiva manifatturiera delle aziende venete emerge anche dal dato relativo al periodo di produzione assicurata con una contrazione di 10 giorni da fine 2022, con le catene di approvvigionamento che si stanno normalizzando. Il numero dei giorni di produzione assicurata dal portafoglio ordini passa da 67 in media nel quarto trimestre 2022 a 57 giorni a inizio 2023. L’indicatore del grado di utilizzo degli impianti si attesta al 73%, in leggera diminuzione rispetto alla media del 2022 (75%). A livello settoriale il maggior utilizzo degli impianti ha riguardato i metalli e prodotti in metallo (77%) e l’alimentare e bevande (76%).

Le previsioni degli imprenditori del settore manifatturiero rimangono oggi cautamente positive e anzi in leggero miglioramento rispetto a quelle registrate a fine 2022. In media cresce al 51% la quota di imprenditori che scommettono su un aumento della produzione tra aprile e giugno (era al 45% nell’ultimo trimestre 2022) e cala al 16% (era al 21%) la quota di imprenditori che si attendono una diminuzione. Costante al 33% invece la quota di chi prevede una situazione stazionaria (era al 34%).

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“Ci sono quindi gli elementi per un certo ottimismo delle imprese sull’andamento della congiuntura nei prossimi mesi”, spiega Giuseppe Riello tornando sull’economia di Verona. “Lo stock delle imprese nel 2022 è di 116.412 tra imprese e unità locali ed è cresciuto dello 0,5%. Il pil nel 2021 è stato di 28 miliardi, in aumento del 6,3% sul 2020. E siamo al 19° posto nella graduatoria nazionale del valore aggiunto pro-capite. Il tasso di disoccupazione a Verona è fisiologico, al 3,2%, ben sotto la media nazionale dell’8,2%. E sappiamo quali siano le difficoltà delle imprese nel reperimento delle risorse umane. Possiamo contare su un interscambio commerciale di 35 miliardi di cui 20 di importazioni, in aumento del 21%, e 15 di esportazioni, in aumento del 12,7%”.

“Nel 2022 siamo stati la decima provincia italiana per l’export: le nostre imprese sono competitive sui mercati esteri, soprattutto in Europa e Nord America: ma occorre considerare”, aggiunge Riello, “che le dinamiche inflattive non possono non aver influito sull’aumento a due cifre dell’interscambio commerciale. Va poi sottolineato che il mercato interno, con ordini in diminuzione del 3,3% nel primo trimestre, è in stallo: l’incertezza e la crisi di fiducia dei consumatori, l’inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse preoccupano. L’economia correrà ancora? Lo vedremo, ma senza dubbio possiamo contare su un settore trainante per il mercato interno che è quello del turismo. Nel 2022 Verona ha raggiunto i 17 milioni di presenze: ancora un aumento del 5% e supereremo i livelli pre-Covid”.

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Nella foto in alto la presentazione del rapporto congiunturale di Unioncamere Veneto: da destra il presidente della Camera di Commercio di Verona Giuseppe Riello, il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza e Antonella Trevisanato dell’Area studi e ricerche di Unioncamere