(di Stefano Tenedini) Verona deve guardare dritto avanti per costruire un futuro internazionale di competitività e giungere all’appuntamento con il fatidico 2040 senza rimorsi né rimpianti. Ma per arrivarci, o almeno per provarci con convinzione, è necessario iniziare subito, senza disperdere altro tempo, cedere all’inerzia o seguire strade sbagliate. Per questo il primo obiettivo è guardare a un oggi concreto e tracciare linee di sviluppo ambiziose ma allo stesso tempo raggiungibili. Solo così si potrà fare di Verona una città attraente e attrattiva.
Questo era il tema annunciato per l’assemblea 2023 di ANCE Verona, e così è stato, con un appassionato discorso introduttivo del presidente Carlo Trestini e i saluti di Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona, del presidente della Provincia Flavio Massimo Pasini e della vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti. A seguire la tavola rotonda dedicata ai sogni – e ai progetti – per il 2040, cui hanno partecipato oltre allo stesso Trestini la vicesindaca del Comune di Verona Barbara Bissoli, il presidente di Agsm Aim Federico Testa, il consigliere del Consorzio ZAI Giandomenico Allegri, il presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini e il direttore del Cresme e autore della ricerca Lorenzo Bellicini.
Il presidente di ANCE Verona Carlo Trestini ha esordito analizzando l’andamento del settore. “Le crisi di questi anni ci sono costate gravi perdite di forza lavoro, di imprese e di attività. Ma dopo la pandemia”, ha spiegato, “l’edilizia ha visto una crescita di investimenti e un aumento del12,4% della produzione, in buona parte trainato dalla manutenzione straordinaria abitativa (+22%), sostenuta ovviamente dagli incentivi fiscali. Si tratta di aumenti reali, verificabili con le ore lavorate e i salari pagati, interventi fatti davvero e non sulla carta. Anche per le opere pubbliche la stima è positiva (+4%), contenuta a causa dei ritardi nell’avvio delle opere del PNRR e delle tensioni sui prezzi di materie prime ed energie. Per il 2023 si prevede ancora un elevato livello di investimenti, seppure ridimensionato rispetto ai valori dell’anno scorso. La previsione considera che si crescerà con le opere pubbliche (+25%), grazie soprattutto all’accelerazione del PNRR”.
A Verona, sottolinea Trestini citando i dati della Cassa Edile, si evidenzia una massa salari di oltre 141 milioni nel 2022 (+15% rispetto a un 2021 che era cresciuto già del 17% sul 2019), con il +12% delle ore lavorate, il numero delle imprese salito del 10% fino a quota 1876 di marzo e un +15% di lavoratori, oggi rilevato a 10.244 iscritti. L’attualità mostra comunque una carenza di manodopera, crediti incagliati relativi ai bonus fiscali e una normativa spesso slegata dalla realtà. Ma il compito di ANCE Verona è “assistere le imprese nel prevenire e risolvere i problemi quotidiani mentre gli imprenditori sono impegnati a gestire l’impresa e i lavori, nei rapporti con clienti, fornitori, subappaltatori, banche e assicurazioni”.
E per questo ANCE Verona, precisa ancora Trestini, deve avere una visione di medio e lungo periodo e anticipare ciò che accadrà al settore nei prossimi anni. Un’opera che va oltre i servizi tradizionali di edilizia privata e urbanistica, fiscalità, lavori pubblici, sindacale e sicurezza. “La vera innovazione per noi è nel coordinamento e nella gestione del processo edilizio, puntando sull’aggiornamento delle competenze. Stiamo rivedendo nei dettagli”, ha detto, “il modo di programmare – anche sotto il profilo economico – di progettare e realizzare operazioni di sviluppo immobiliare, con il coordinamento della filiera per evitare le inefficienze. Una metodologia che accompagnerà l’imprenditore nella valutazione dell’investimento, nella progettazione e fino alla costruzione e alla vendita”.
Trestini ha concluso citando in particolare due servizi innovativi: il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti, per i quali è stata sottoscritto una convenzione con i produttori di PVC, e una rinnovata attenzione verso la finanza sostenibile collegata ai criteri ESG, che valuteranno l’impresa dal punto di vista non solo finanziario ma anche della governance, dell’impatto sull’ambiente e sulla società in generale. Criteri che in futuro le banche utilizzeranno per attribuire un rating alle imprese. Per introdurre i temi della tavola ritonda il presidente di ANCE Verona ha ricordato le parole del vescovo di Verona Domenico Pompili, che ha sottolineato l’importanza di “sostituire alla logica dell’io quella del noi”, evocando un’idea condivisa come base per amministrare il territorio e un pensiero che traghetti Verona nel futuro.
A dare il ritmo alla tavola rotonda è stato Lorenzo Bellicini, che ha proposto quattro argomenti talmente densi da meritare ciascuno un convegno a parte: l’andamento demografico (con le implicazioni della costante perdita di abitanti di Verona, che pure è la prima città del Veneto), l’occupazione (segnata dalla duplice mancanza, sia di lavoro che di lavoratori), il territorio (inteso anche come rapporto di Verona con la sua provincia e con quelle limitrofe) e la logistica (come forza trainante dell’economia locale ma anche sotto il profilo della mobilità).
In estrema sintesi, sulla demografia. Trestini: Verona non deve essere attrattiva solo per il turismo ma per l’economia, il lavoro e gli studenti futuri lavoratori. Bissoli: Ripenseremo lo sviluppo e le sfide urbanistiche, in ottica di pianificazione e di riuso, a misura di giovani e di anziani. Boscaini: La denatalità si combatte anche garantendo alle donne servizi di supporto familiardi adeguati per poter lavorare. Testa: Molte case sono di proprietà di chi non ha le risorse per riqualificarle, ma la dispersione di energia e calore è un problema vero. Come tenere insieme questi bisogni? Allegri: trattenere i talenti dei giovani e attrarli da altri Paesi, e poi migliorare i servizi per far sì i figli si torni a volerli ma anche a poterli fare.
Gli intervenuti si sono confrontati poi con varie prospettive sul secondo tema lanciato da Bellicini, quello del lavoro. Nel giro di pochi mesi a Verona serviranno migliaia di lavoratori: ne manca uno su due, perché la domanda difficilmente incontra l’offerta. E questo incide soprattutto sui giovani. Ma Verona appare così soddisfatta di sé e della sua immagine che non affronta neanche i problemi ambientali che la affliggono già ora, e a maggior ragione sono un tarlo per il futuro: aria e acqua non sono buone, né si fa il possibile per ridurre e gestire i rifiuti. Infine è una città che soffre di troppo individualismo: e già oggi lo scenario futuro richiede una visione condivisa.
Verona è la settima provincia italiana per importanza economica, ha fatto numerosi passi avanti, è ottava per la competitività, la prima per posti letto nel turismo e la terza per presenze di visitatori. Eppure nel confronto con l’Europa siamo giù verso il fondo: la competizione è difficile e richiede qualità e ambizione che ancora non si vedono all’orizzonte. “Nonostante tante eccellenze Verona non ha ancora deciso cosa vuole essere e cosa vuol fare da grande”, commenta infatti Boscaini. Ma a proposito di territorio, Verona potrebbe coinvolgere in un progetto di sviluppo le città circostanti, da Mantova a Brescia e a Vicenza e su verso Trento e Bolzano. Insieme potrebbero fare massa critica e immaginare più crescita e competitività.
L’ultimo passaggio ha preso in esame la logistica e la mobilità che è strettamente collegata (anche perché incide anche sulla qualità dell’aria). In passato Verona è stata brava a disegnare la rete di comunicazioni che la sostiene ancora oggi. Ma gli scenari sono diversi e i mercati sono cambiati: oggi le merci viaggiano verso i porti del nord Europa. Gli spazi ci sono comunque, e uno sviluppo pensato bene consentirebbe di crescere per fare un salto di qualità e conquistare posizioni in Europa, valorizzando i tanti progetti che però non dialogano tra loro e non fanno sistema e sfruttando le aree dismesse. Numerosi sul tema gli interventi dedicati ai possibili sviluppi per l’area della Marangona. Li ha sintetizzati Allegri: “Un progetto che porterebbe alla crescita dei traffici su rotaia sulla direttrice del Brennero: una svolta sia economica che di competitività e anche ambientale, collegata a innovazione e digitalizzazione, le due sfide del futuro”.
In conclusione l’intervento fuori dagli schemi di Federica Brancaccio, presidente nazionale di ANCE, che leggendo in controluce lo scenario ha fatto un paragone tra Verona e l’intero Paese. “Chiediamo a Verona se abbia la lungimiranza, il coraggio e la visione per fare la differenza e crescere con le future generazioni. Io credo di sì, ma dobbiamo domandarci se queste doti le abbia anche l’Italia. Siamo a un banco di prova importante“, ha aggiunto. “Dobbiamo fare fronte al debito che abbiamo contratto con le nuove generazioni: quale futuro stiamo preparando? Perché non stiamo ancora lavorando tutti insieme, e invece questo è il nostro compito. Il nostro ruolo come ANCE è di continuare a fare pressione sulla politica perché prenda le decisioni necessarie e adotti regole semplici e chiare. Solo così potremo dare ai giovani le risposte necessarie”.