Compie oggi 80 anni Gianni Martini, il custode storico dell’impianto sportivo Adolfo Consolini, meglio conosciuto da molte generazioni di veronesi che lo hanno frequentato, come “il Coni” (qui il nostro video).
I campi per l’atletica, le piste, le attrezzature e la palestra con la sua tribuna sono state vegliate giorno e notte ed accudite come se fossero ‘sue’ dal signor Martini per la bellezza di quarantasette anni. Dipendente comunale, ha continuato a svolgere il suo compito anche dopo la pensione. Una vita legata allo sport a doppio filo: sia per i suo lavoro, sia per la sua passione, il calcio, di cui è stato anche un apprezzato arbitro. Sono decine di migliaia i nostri concittadini che l’hanno conosciuto e che, sottolinea lui stesso, lo hanno sempre trattato con educazione e con grande rispetto. Segno che lo sport non serve solo a rendere più forte e sano il fisico, ma è anche un importante strumento di educazione. Lui, i sindaci di Verona, li ha conosciuti quasi tutti, perchè ha svolto il suo compito sotto tutte le amministrazioni. Un compito che per un certo aspetto è stato non facile, se si considera che per anni s’è impegnato a garantire la sicurezza dell’impianto quando l’area confinante delle ex Cartiere Fedrigoni era in preda al degrado.
Molti sono i ricordi di questo quasi mezzo secolo passato al ”Coni”, compresi quelli di quando, non essendo ancora stato costruito il Palazzetto dello sport attiguo allo stadio Bengodi, la palestra del Consolini era il tempio veronese del basket, dove giocava la Citrosil, che aveva militato nel campionato di serie A della pallacanestro e di cui ricorda il presidente «il compianto Mario Vicenzi».
Immerso per una vita in quella che può essere considerata un’oasi di verde, fra viale del Lavoro e Basso Acquar, Gianni Martini non poteva non sviluppare quella che è forse la sua principale passione: gli alberi. Ne ha piantati ben 65, che considera come fossero delle sue creature. «Questo – dice addentandone uno alto dieci metri- si chiama Giovanni. L’ho piantato quand’era una piantina di pochi centimetri, e mi prendevano anche in giro. Guarda adesso com’è diventato. Una meraviglia!» E parando delle sue piante s’entusiasma: «L’albero è vita! L’ho detto a tutti i sindaci». A ottant’anni Martini mantiene l’entusiasmo per il suo lavoro e per la sua passione come sue fosse il primo giorno. E di smettere non gli passa neanche per la testa. «Il pensionato che si ferma è finito» dice. E lui infatti continua.