L’Irccs di Negrar è il capofila di uno studio in 44 istituti di 12 paesi europei che dimostra che la radioterapia può curare le metastasi dei tumori come la chirurgia, ma con una minor invasività. Questa tecnica potrebbe essere usata sui pazienti che hanno fino a cinque metastasi. Un passo avanti notevole emerso dallo studio “Oligocare”, condotto su 1.600 pazienti che presentavano da una a cinque metastasi di varia tipologia, che originavano da tumori diversi, promosso dalla Società Europea di Radioterapia Oncologica e dall’European Organization for Research and Treatment Cancer. I risultati sono stati presentati a Vienna da Filippo Alongi, Ordinario di Radioterapia Oncologia all’Università di Brescia e Direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’Irccs di Negrar, all’avanguardia in questa branca della medicina.
Si stima che in Italia i pazienti con fino a cinque metastasi in uno o più organi siano uno su cinque. Per loro di solito si ricorre alla radioterapia a scopo palliativo, a basse dosi e mirata sulla sede delle lesioni. Con lo studio guidato da Alongi a Negrar è stata impiegata la radioterapia stereotassica, cioè ad alte dosi ionizzanti combinate con chemioterapia, immunoterapia e terapia con farmaci. Il risultato è stato che, ad esempio, nei tumori alla prostata, la radioterapia è in grado di distruggere più metastasi, con una sopravvivenza del 97% a 6 mesi ed effetti collaterali rilevanti solo nell’1%.
Si tratta di un importante passo avanti nella cura dei tumori, specie di quelli inoperabili. E questa tecnica non invasiva può essere impiegata anche ad altri tumori. A frenarne la diffusione c’è una certa prevenzione nei confronti della radioterapia, dovuta a retaggi del passato. Ciò è dovuto ad una scarsa informazione sui progressi che ha fatto questa branca della medicina avvalendosi delle tecnologie più avanzate.