(di Giorgio Sartori) Sono sempre più frequenti annunci economici relativi ad immobili che vengono proposti per l’acquisto in nuda proprietà con conseguente accensione dell’usufrutto. Una formula che viene privilegiata rispetto all’acquisto con rendita vitalizia, perché si incassa subito l’intera somma concordata con l’acquirente. La vendita dell’appartamento in nuda proprietà, fenomeno che sta riemergendo, porta a riflettere su come sta velocemente mutando l’assetto della società. Di norma sono gli anziani che propongono questo tipo di contratto. Risiedono in appartamenti degli anni ’60/70 che, nel tempo, sono diventati grandi rispetto alle esigenze di quando la famiglia era composta da quattro, cinque persone e, di conseguenza, anche onerosi in termini di gestione rispetto alle entrate da pensione. Sempre più spesso si tratta di anziani rimasti soli, con i figli sparsi per il mondo a lavorare. La visione prospettica di questo tipo di anziano è chiara ed è finalizzata a vivere meglio durante l’ultimo miglio. Esaminandola sotto il profilo meramente utilitaristico appare una scelta corretta, atteso che gli eredi, più si che no, non saranno interessati all’appartamento che grazie alla “bizzarra” direttiva europea sulle classi energetiche, tra pochi anni perderà valore e per tenerlo sul mercato dovrà essere oggetto di onerosi interventi. Vedendola, invece, con presidente di 50&Più associazione per la rappresentanza della terza età, è una cosa che fa tristezza per le ragioni che è inutile evidenziare e che il lettore avrà già pienamente compreso. Un aspetto positivo tuttavia c’è. L’anziano continuerà a vivere nel suo appartamento, inserito nel suo borgo, nel suo quartiere a tutto vantaggio della conoscenza del luogo e della socializzazione, fattore essenziale per lasciare fuori dalla porta la solitudine.