(di Paolo Danieli) Ci sono due modi di esercitare il potere: farsi amare o farsi temere. In qualsiasi campo. Tertium non datur. Berlusconi appartiene alla rara categoria di quelli che hanno fatto i capi facendosi amare. Si è fatto amare in Publitalia e in Mediaset. Si è fatto amare come presidente del Milan e adesso del Monza. Si è fatto amare in politica.
Questa la chiave del suo successo: l’affetto e la simpatia. Oltre che la stima per le sue capacità, s’intende. Ma queste possono essere anche disgiunte dall’amore. Anzi, quando nel 1994 Berlusconi s’era affacciato sulla scena politica, i capi erano tali più perché temuti che amati. Invece lui con il suo sorriso, stereotipato finché si vuole, ma sorriso; con le sue barzellette; con la sua capacità di comunicare in modo semplice e immediato si è fatto voler bene. Non da tutti, ma da una fetta importante degli italiani. Talmente grande da permettergli di fare il capo del governo per quattro volte.

Poi, com’è normale, ha avuto anche i suoi nemici. Soprattutto a sinistra, nella Magistratura e nell’establishment internazionale. E quando si sono saldati assieme, l’hanno fatto fuori a suon di processi, di scandali a sfondo sessuale e di spread. Gli hanno fatto pagare la sua autonomia, il suo senso della libertà, il suo fine istinto di statista. Quello stesso istinto che è alla base delle sue più grandi realizzazioni politiche per le quali passerà alla storia.
La prima, quella di aver costruito il centrodestra, dopo aver legittimato una destra che era sempre stata tenuta ai margini. La seconda, quella di aver intuito che il problema dell’immigrazione dall’Africa poteva essere risolto solo attraverso uno stretto rapporto politico con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, come la Libia di Gheddafi. La terza, quella di aver denunciato la deriva burocratica dell’Ue. La quarta, quella di essere stato sul punto di realizzare a Pratica di Mare la saldatura fra Europa, Usa e Russia, grazie alla sua grande amicizia con Putin. Ed oggi, con la pericolosissima guerra in corso in Ucraina, si può capire quanto grande fosse questa sua intuizione. Se l’Occidente l’avesse raccolta, se si fosse andati avanti su questa strada, la storia del mondo avrebbe preso una piega molto diversa da quella, pericolosa, che ha preso oggi.
Con il sorriso e dietro il suo doppiopetto Berlusconi aveva assunto delle posizioni che, se da un lato erano nell’esclusivo interesse dell’Italia, dall’altro non combaciavano con quello di poteri molto più alti di lui. E, come il suo primo mentore Bettino Craxi, gliel’hanno fatta pagare. Ora che è morto, sui libri di storia tutto questo dovranno pur scriverlo.