(s.t.) Ha un titolo-sintesi interessante, “La mappa delle possibilità infinite”, e il vasto obiettivo di rappresentare lo scenario di una delle aree più produttive d’Italia, fatto di “Forze inespresse, attrezzi utili e percorsi fruttuosi”. Il Rapporto 2023 di Fondazione Nord Est presenta idee e traccia direzioni, e giustamente, perché di futuri possibili non si parla mai abbastanza. Peccato che le analisi non bastino a spingere chi potrebbe e dovrebbe – cioè la politica – a mettere mano alle scelte concrete per realizzarli. E non è colpa di chi immagina, ma di chi guarda a un domani che si esaurisce con le prossime elezioni.
Vediamo però quali opportunità di costruire il futuro si ipotizzano per il Nord Est, cioè per le regioni del Triveneto e per l’Emilia-Romagna. L’appuntamento è per lunedì 19 giugno alle 9.30 nell’auditorium del Campus Rita Levi Montalcini di Evotec, negli spazi già occupati da Glaxo in via Fleming, a Verona Sud. Intanto perché le possibilità vengono definite “infinite”? In primo luogo, sottolinea la Fondazione di cui è direttore scientifico Luca Paolazzi, perché come già chiariva il Rapporto 2022 (“Il futuro sta passando. Chi è pronto e chi no”) il futuro non esiste se non come attesa: meglio ragionare di futuri in embrione, al plurale, essi stessi infiniti.
“Basta considerare quel che è accaduto negli ultimi tre anni per capire quante e quali novità insospettabili e impreviste ci abbia consegnato la macchina del tempo che fabbrica i futuri”, si legge nella presentazione. “-“L’ultima è l’affermazione esplosiva dell’intelligenza artificiale anche nelle conversazioni private, oltre che nei dibatti pubblici, nella regolamentazione europea e italiana e nel concreto uso tecnologico. E certamente le sorprese non sono finite, con otto miliardi di persone che agiscono nel mondo, connesse più o meno strettamente e in tempo reale dalle reti informatiche e comunicative”.
In secondo luogo e per certi aspetti molto più importante, perché le competenze e le attitudini dei territori e delle popolazioni del Triveneto allargato consentono di partecipare da protagonisti alla costruzione di qualunque futuro. Queste competenze sono state accumulate nel corso dell’industrializzazione nel secondo dopoguerra, ma anche grazie all’espansione della ricerca e dell’istruzione. Così, oltre al sapere acquisito nel lavoro e nelle imprese, c’è quello che si viene incrementando attraverso gli studi.
Per comprendere anche il sottotitolo di “Forze inespresse, attrezzi utili e percorsi fruttuosi” occorre porsi e rispondere ad altre domande. Quali politiche adottare per costruire il migliore dei futuri possibili? Politiche intese come governi centrali e locali, istituzioni non-profit, imprese e sindacati, mondo dell’istruzione, centri di ricerca e così via. Infine: quali sono i punti cardinali della mappa che il Rapporto 2023 disegna? Lo si vedrà lunedì a Verona nella presentazione. Anzi, nella nella sua
RAP-Presentazione, la formula sperimentata nel 2022 che miscela i linguaggi scientifici della demografia, dell’economia, della sociologia e della tecnologia con quelli dell’arte, e in particolare poesia, teatro e musica.
Proprio la musica è la novità di quest’anno, con un brano appositamente composto da Lorenzo Polipo, un giovane che unisce alla professione di economista applicato alla finanza la passione della musica. Perché il mix? Perché per captare i segnali dei futuri occorrono tutte le antenne, anche quelle particolarmente sensibili dell’arte. Le poesie di Lorenzo Mullon, che saranno lette dall’autore, sono state scelte in assonanza con i temi trattati nel Rapporto. Così come sono stati selezionati i brani che verranno interpretati dall’attore Mirko Artuso per rappresentare l’uomo che si spinge ai confini della conoscenza.
Ai saluti di Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona, e di Maria Pilla, direttore della ricerca pre-clinica di EVOTEC, segue la “RAP-Presentazione” condotta dai curatori del Rapporto Luca Paolazzi e Gianluca Toschi. Partecipano Paolo Gatti, che guida la ricerca scientifica in Evotec, Chiara Burlina del’Università di Padova, l’architetto Andrea Mati, il direttore d’orchestra Giancarlo Rizzi, il Quartetto d’archi Futura e il soprano Maria Giuditta Guglielmi, oltra ad Artuso e Mullon. Le conclusioni saranno affidate ad Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia Romagna, e a Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto.